Gianni Scipione Rossi, Attilio Tamaro: il diario di un italiano (1911-1949), Rubbettino 2021 (kadmos.info)

di Alberto Castaldini, del 20 Gennaio 2022

La figura del diplomatico, storico e giornalista triestino Attilio Tamaro (1884-1956) rappresenta una di quelle personalità marcanti e paradigmatiche di un’epoca, la prima metà del ‘900, attraversata da spiccato vitalismo culturale, sociale e politico. Giovanissimo irredentista, Tamaro partecipò nel 1903 ai moti degli studenti che invocavano un’istituzione universitaria italiana a Trieste e l’anno successivo conobbe le carceri austriache dopo aver preso parte a nuovi scontri a Innsbruck. Laureatosi in Lettere a Graz, iniziò a collaborare alla stampa giuliana in lingua italiana, come L’Indipendente e Il Piccolo. Interventista, vicino agli ambienti nazionalisti, volontario nella Prima guerra mondiale, fu inviato presso le capitali dell’Intesa per sostenere la causa adriatica in vista della conferenza di pace. Aderì al fascismo e intraprese la carriera diplomatica, giungendo sino al rango di ambasciatore in Finlandia e in Svizzera. Espulso dal partito nel giugno del 1943 per la sue posizioni critiche verso la politica razziale del regime, non aderì alla Repubblica Sociale Italiana. Terminata la guerra venne deferito al tribunale per l’epurazione, ma non subì condanne, prosciolto da ogni accusa. Fino alla morte, avvenuta a Roma, continuò con rinnovata intensità, la sua attività culturale e pubblicistica. Della sua produzione si ricordano i volumi L’Adriatico golfo d’Italia. L’italianità di Trieste e Italiani e Slavi nell’Adriatico, la Storia di Trieste, il saggio Trieste. Storia di una città e di una fede (in cui confutò le rivendicazioni jugoslave sulla città nel 1945) e le due opere sul fascismo prima e dopo l’estate del ’43: Vent’anni di storia e Due anni di storia: 1943-1945, caratterizzate da una valutazione nettamente diversa del regime nella fase monarchica e in quella repubblicana.

Viene a completare la sua produzione edita, la recentissima uscita per i tipi di Rubbettino, del suo Diario, tenuto dal 1911 al 1949. L’opera, che ha riscosso ampi apprezzamenti dalla critica, si è avvalsa della cura di Gianni Scipione Rossi, giornalista e saggista, già direttore di Rai Parlamento, vicepresidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice che ha promosso questa pubblicazione, arricchita da un’ampia e interessante introduzione biografica basata su documenti e carteggi provenienti da vari fondi d’archivio.

Il Diario di Tamaro appare l’intimo e realistico resoconto di una fase storica in cui si consuma, definitivo, il passaggio epocale fra Otto e Novecento. Lo sfondo geopolitico delle puntuali annotazioni e degli acuti resoconti del suo estensore attraversa infatti un arco di storia che va dall’assetto residuale dell’Antico regime al nuovo quadro geopolitico uscito da Jalta. Tamaro dunque, registra sulla propria vicenda umana, sulle sue letture, sugli incontri con i protagonisti di quarant’anni di travagliatissima storia nazionale (da Giolitti a Salandra, da D’Annunzio a Mussolini, da Grandi a Federzoni, da Balbo a Bottai), la crisi profonda (e perdurante) di un mondo che è anche il nostro. Immutata resta in ogni pagina, dalla giovinezza alla maturità, la sua professione di italianità (egli fu legato ai protagonisti dell’irredentismo triestino, istriano e dalmata: Camillo Ara, Mario Alberti, Giorgio Pitacco, Salvatore Segré Sartorio, Fulvio Suvich, Francesco Salata), sempre sostenuta da spessore culturale, da intimo slancio emotivo ma anche da realismo (definirà il Mussolini a Salò: “il farneticante di lassù”). Il volume, curato da Rossi con l’acribia dello studioso e la sensibilità del giornalista che osserva e rilegge i fatti di un passato per molti versi prossimo, restituisce così la complessa personalità di un uomo e di un intellettuale triestino, italiano, dalla prospettiva europea.