La recensione, a cura del generale Mario Arpino, già capo di Stato maggiore della Difesa, di Geopolitica dell’esplorazione spaziale – la sfida di Icaro nel terzo millennio, edito da Rubbettino e scritto da Marcello Spagnulo, ingegnere ed esperto aerospaziale
Dice in prefazione Luca Parmitano, pilota sperimentatore dell’Aeronautica e astronauta del’Esa: “Questo libro è uno strumento per orientarsi nel mondo della scienza e della politica dell’esplorazione spaziale. E’ un compasso per navigare con l’autore in un’affascinante viaggio Spazio-Temporale verso uno degli obiettivi più immaginifici dell’umanità”. In postfazione Carlo Pelanda, professore di economia in Italia e all’estero, gli fa eco, se vogliamo, in modo piuttosto inquietante. Dopo aver osservato che, per quanto ci si sforzi, la tecnologia non è sufficiente a consentire all’essere umano di sopravvivere nello Spazio extra terrestre oltre un certo tempo, pena conseguenze mediche durature, si domanda quali soluzioni si possano davvero trovare per i progetti a lunga durata del futuro.
Ecco le tre domande che gli sorgono spontanee: “Bisogna quindi cercare un modo di costruire degli eso-habitat meglio schermati con gravità simil-terrestre? Oppure creare nuove configurazioni antropiche adattate alle condizioni non-terrestri? O rassegnarsi infine all’idea di inviare nello Spazio e sui pianeti solo dei robot con intelligenza artificiale evoluta?”. Sì, il lettore ha capito bene, la seconda domanda si riferisce proprio a una bioingegneria di trasformazione adattiva della configurazione umana. Pare che la ricerca genetica, specialmente in Asia dove i vincoli bioetici sono inferiori a quelli occidentali, sia alle soglie della possibilità di creare individui potenziati…
Ecco, è con queste chiavi in mano che, pur con gradi diversi di fattibilità e probabilità di effettiva realizzazione, va letto il problema del futuro dell’esplorazione spaziale che l’Autore provocatoriamente ci pone. Va da sé che molti saranno gli esclusi da questo gioco, che richiede vistosi mutamenti di carattere etico, economico, geostrategico e di cambiamento geopolitico degli assetti del potere. Perché, al punto in cui siamo, il progresso dell’uomo nello Spazio rischia di diventare una mera mistificazione scientifica che farà da foglia di fico al conseguimento di posizioni di potere sulla terra dei grandi poli che, faticosamente, ormai si delineano. Il mondo potrà essere nuovamente bipolare, tripolare o, al massimo (tenendo conto della potenzialità e della velocità di sviluppo di alcuni Paesi del Brics), pentapolare. Riconfigurazione geopolitica, quindi, originata dalla graduazione del concetto di vittoria in un campo di battaglia che non sarà sul nostro pianeta.
Sin dall’antichità, ci vuol far capire l’Autore, il genere umano ha esplorato la terra certamente per desiderio di conoscenza, ma soprattutto per espandere i propri confini, per ampliare i propri commerci e per affermare la propria superiorità politica e militare. Lo Spazio, afferma, non fa eccezione. E’ luogo di progresso scientifico, ma soprattutto di confronto militare, politico e commerciale. Già lo possiamo osservare. Perciò, e questo va considerato un po’ il nocciolo del libro, ogni conquista che la nostra capacità di esplorazione spaziale ci consente, è destinata, più prima che poi, ad essere utilizzata come strumento di “geopolitica”, messo in opera per modificare la configurazione al momento esistente. Anche l’Europa non è immune da questo atteggiamento, per quanto sia più abile di altri nel dissimularlo.
Ma, se questo è il nocciolo, strada facendo l’Autore – con la chiarezza sistemica dell’ingegnere – ci istruisce su tante altre cose “spaziali” che noi comunemente ignoriamo. Si va dalle più elementari nozioni di meccanica celeste a quelle della fisica quantistica, dai segreti dei fallimenti e dei successi sovietici alle motivazioni, tutte politiche e militari, della corsa alle Luna degli Stati Uniti. Interessante e preoccupante è la valutazione della martellante meticolosità e precisione con cui continuano ad avanzare, colpo su colpo e passo su passo, i programmi spaziali cinesi.
Tutto ciò è metodologicamente ben distribuito nelle due parti principali in cui si articola il libro. La prima riguarda una valutazione ed un commento delle diverse attività spaziali condotte nel XX secolo, mentre la seconda, che più attiene alle prospettive per il XXI secolo, è quella che possiamo considerare maggiormente applicativa sotto l’aspetto macroeconomico e geopolitico.
La capacità – che potremmo anche definire didattica – dell’Autore nel condividere le sue conoscenze è ben nota a chi è appassionato di temi spaziali e sente la spinta ad approfondirli. In Lo Spazio oltre la Terra (2009), scritto assieme a Ettore Perozzi, si racconta la storia dell’avventura spaziale nei precedenti cinquant’anni. In Elementi di Management dei Programmi Spaziali (2011) l’Autore condivide con i lettori la propria personale esperienza di ingegnere aeronautico nel campo delle attività programmatiche e realizzative.
IL LIBRO
Geopolitica dell’esplorazione spaziale – la sfida di Icaro nel terzo millennio. Editore Rubbettino, 2019-pagg.253, Euro 16. L’Autore è Marcello Spagnulo, ingegnere aeronautico che ha lavorato per trent’anni, in Italia e all’estero, nel settore aerospaziale. La prefazione è del colonnello pilota dell’Aeronautica ed astronauta dell’Esa Luca Parmitano, la postfazione del professor Carlo Pelanda, docente di economia in Italia e all’estero. Altri libri dell’Autore: Lo spazio oltre la Terra, ed. Giunti, ed Elementi di Management dei Programmi Spaziali, ed. Springer Verlag.
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