“La salute starà ai prossimi decenni come la sicurezza è stata al mondo post-11 settembre. Vaccini, farmaci e dati saranno le armi di una nuova possibile guerra globale che dobbiamo scongiurare”. Ne è convinto Gianluca Ansalone, manager del settore farmaceutico e docente di geopolitica e sicurezza. Il suo ultimo libro “Geopolitica del contagio” (Rubbettino editore, prefazione di Gianni Letta) affronta il giorno dopo la fine della pandemia. La sconfitta del virus è vicina, grazie ai vaccini e alle terapie. Ma dobbiamo prepararci ad una nuova guerra fredda, nella quale i paesi si scontreranno usando proprio i vaccini e più in generale la salute come arma di politica estera.
Già oggi in molti Paesi dell’Africa, del Medio Oriente o dell’America Latina i vaccini cinesi o russo vengono usati per condizionare le politiche degli Stati. E ben presto questo apparente “aiuto umanitario” si trasformerà in condizionalità politica ed economica. “Il Covid si sta dimostrando l’agente politico di cambiamento più importante degli ultimi decenni. Il virus è in grado di condizionare le elezioni, il successo dei leader, il rapporto tra Stati” afferma Ansalone. D’altronde da vent’anni il mondo sta conoscendo una serie ravvicinata di grandi minacce: 11 settembre, con il terrorismo, crisi finanziaria iniziata nel 2008 e l’attuale pandemia sono fenomeni che vanno letti in continuità. Per questo dovremo prepararci alla prossima crisi. “Sarà un nuovo virus che fa il salto di specie? Un batterio resistente agli antibiotici? un attacco cibernetico su vasta scala? il cambiamento climatico? Qualunque sarà la natura della prossima crisi sappiamo che avrà caratteristiche simili a quelle che abbiamo vissuto di recente ” sostiene Ansalone. “Meglio allora preparare i nostri sistemi e le nostre comunità”. E in questo risiede la principale sfida politica del prossimo futuro: la diversa reazione delle autocrazie e delle democrazie di fronte a questo tipo di crisi. “La risorsa più scarsa per il futuro non sarà il petrolio o il rame ma la fiducia” secondo Ansalone. Il virus ha rotto il rapporto di fiducia tra politica, cittadini e scienza, indebolendo le democrazie. Le autocrazie, come Cina o Russia, non hanno bisogno di questa fiducia. Le democrazie sì. E dove la politica si è sostituita alla scienza, come in Brasile o in India o nell’America di Trump, i risultati sono stati disastrosi. Se le democrazie vogliono rilanciarsi devono ricostruire il valore della scienza e della competenza , coinvolgendo i cittadini e rimettendo al centro la fiducia, innanzitutto verso la politica. Siamo solo all’inizio di una nuova sfida globale. Dopo il vaccino per arrestare il virus dovremo occuparci di un “vaccino civile” contro i rischi della implosione sociale e della demolizione della competenza. Le democrazie devo essere all’altezza della sfida, dimostrando di poter fede ai valori ma aggiornando i sistemi e i processi. Altrimenti le sirene di sistemi senza diritti ma con molti doveri suoneranno forti anche in Occidente. E il virus avrà davvero stravolto per sempre l’ordine mondiale.
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