Da Il Quotidiano di Lecce del 18 febbraio
Quella che racconta Antonio Giagni nel suo recente libro “Generazione tradita. Dal Dopoguerra a Tangentopoli controcanto alla saga dell’inganno” (Rubbettino, 220 pagine, euro 16) è stata una straordinaria stagione culturale e politica segnata da grandi ideali e passioni, da esaltanti vittorie e terribili sconfitte. È la storia di un uomo che attraversa il secondo dopoguerra, la ricostruzione di un paese distrutto dal conflitto voluto dai nazisti tedeschi di Hitler e dai fascisti italiani di Mussolini, gli anni dello scontro sociale di classe e della difesa della Costituzione, il boom economico dei Sessanta, la protesta giovanile e operaia del ’68, il terrorismo e il tempo del cosiddetto riflusso, il rapimento e l’assassinio di Moro e della sua scorta, spartiacque tra un prima e un dopo, il crollo del Muro di Berlino, l’imporsi dell’io che prende il posto del noi, il ventennio craxiano che qualcuno rivaluta e che invece andrebbe messo sotto la lente d’ingrandimento per la scia di miserie venute a galla, il fango di Tangentopoli quando l’abbrivio della corruzione ebbe la meglio sugli ideali e la dissoluzione di quelli che venivano chiamati i partiti di massa per fare posto ad una mai nata seconda repubblica, sino al vago orizzonte dei nostri giorni con tutto il peso dell’incertezza del futuro.
A ben riflettere quello che più prossimamente ci si lascia alle spalle potrebbe generare un pessimismo della ragione ma, nonostante tutto, in “Generazione tradita” prevale il senso gramsciano dell’ottimismo della volontà e la fiducia nel divenire storico il che non è poco per chi come l’autore si avvia lucidamente verso gli ottanta. Giagni, lucano di Potenza, per molti decenni è stato uno storico giornalista dell’Avanti!, quotidiano socialista e secolare voce della classe operaia italiana finito in mani che nulla avevano a che fare con le tradizioni profondamente socialiste, che animarono Andrea Costa e Filippo Turati, Pietro Nenni e Riccardo Lombardi, Antonio Giolitti e Francesco De Martino, Giacomo Mancini e Sandro Pertini, esemplare figura di antifascista e amatissimo presidente della Repubblica.
Quell’Avanti! è stata una fucina di giornalisti, che hanno contribuito attraverso la propria professionalità e il loro impegno di militanti a rendere migliore il nostro Paese e Antonio Giagni ne è la testimonianza più appropriata sin da quando iniziò a muovere i primi passi nella redazione potentina de “La Basilicata”, il bellissimo settimanale di Leonardo Sacco che aveva sede a Matera.
“Generazione tradita” è certo una storia individuale che assume, però, contorni e risvolti collettivi, che riguardano la storia di tutti noi a partire, per esempio, dal “caso Cavtat”, la nave jugoslava affondata a Otranto con il suo carico di veleni tossici, su cui indagò l’allora giovane magistrato Alberto Maritati. È così, dunque, che il genere della memorialistica aiuta a rimettere insieme pezzi di storia, che a partire da quella di Antonio Giagni fa sì che le stagioni del nostro passato vengano ricomposte per meglio definire il profilo di un possibile futuro.
di Massimo Melillo
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