Da La Gazzetta di Parma del 28 giugno
Gli euroscettici d’Oltralpe e olandesi stanno già gridando a Frexit e Nexit sulla spinta della Gran Bretagna. E in tanti, nei Paesi membri, accarezzano l’idea di tirar fuori le bandiere del nazionalismo e del populismo e cavalcare l’onda dell’addio all’Europa. Nel caos politico, economico e finanziario dell’immediato post Brexit, la voglia di imitare gli Inglesi si è diffusa a macchia d’olio. Nulla di inatteso, secondo il giornalista economico Roberto Sommella, direttore delle relazioni esterne dell’Antitrust e fondatore dell’associazione La Nuova Europa, autore del libro «Euxit» (Rubbettino), che già prima dell’esito del referendum dello scorso 23 giugno aveva individuato proprio nell’emulazione il maggior rischio al quale Bruxelles era esposta. Nessuno ancora sa con precisione cosa comporterà l’abbandono della Gran Bretagna da qui a due anni, con le negoziazioni per l’uscita e poi oltre, ma d’altro canto secondo Sommella la confusione e lo scompiglio sono aspetti strutturali di un’Europa che l’autore chiama «terra di mezzo» e «club scriteriato», in cui è mancata una visione d’insieme capace di affrontare le complessità degli ultimi anni, dalla crisi economica al terrorismo alla tragedia dei migranti. Tanto che l’unico leader politico che si intravede all’orizzonte del nostro continente è Papa Francesco, il solo a proporre di lasciarsi alle spalle lo strapotere della finanza e rimettere al centro l’uomo. Nel libro Sommella argomenta e spiega in modo chiaro e lucido le acque agitate in cui l’Europa sta navigando, offrendo dati e ragionamenti che delineano un quadro purtroppo fosco, con il quale ogni cittadino europeo deve fare i conti.
Il punto infatti è proprio questo: al di là di tecnicismi e complicate proredure economico-finanziarie, nessuno può sentimi chiamato fuori da ciò che sta accadendo in Europa perchè riguarda direttamente le nostre vite. Un continente allo sbando, il cui sogno antico e glorioso oggi appare co me un’utopia se non corriamo ai ripari: serve infatti capire se davvero la Germania, l’Italia, la Francia e gli altri siano disposti a crescere insieme o intendano continuare a camminare da soli.
«Può reggere una moneta unica che di unico ha solo il conio, ma quando si tratta di salvarla in forma di deposito, banca o titolo di stato, ridiventa lira, franco, marco? No», si chiede e si risponde l’autore. Gli Inglesi, che da tempo temono il fallimento del progetto europeo, lo hanno capito per primi e se ne sono andati, lasciandoci però in eredità la loro lingua utilizzata come «linguaggio universale anche nei testi normativi». Un’assurdità, dice Sommella, che è lo specchio anche della lontananza dell’Europa dai suoi cittadini.
Così come è inconcepibile che dal bilancio Ue di 1.000 miliardi di euro non si riescano a trovare fondi «per un reddito di cittadinanza e per una vera assistenza ai migranti».
Le paure, i populismi e i rigurgiti di vecchi muri ci sono, ma per contrastarli basterebbero «la redazione di una Costituzione Europea, il rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo, la riforma della legge elettorale con espressa scelta del Presidente della Commissione da parte dell’elettorato. Solo così si riuscirà a passare dall’attuale Confederazione a una vera Federazione di stati».
Non una ricetta facile, certo, ma forse l’unica da seguire per evitare il naufragio di questa barca preziosa ma malandata. In fondo, serve tornare alla cultura dell’individuo: «Per battere l’Euxit che alberga in ognuno di noi, perchè in fondo è la strada più facile quella di chiudersi nei propri egoistici confini terreni e personali, dobbiamo però essere anche essere visionari, coraggiosi, intraprendenti»..
di Marzia Apice
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