#fraternitas. L’etica economica francescana” di Marco Iuffrida (letture.org)

del 17 Novembre 2021

Marco Iuffrida

#fraternitas

L'etica economica francescana

Dott. Marco Iuffrida, Lei è autore del libro #fraternitas. L’etica economica francescana, edito da Rubbettino: nello scenario economico contemporaneo, di quale utilità può essere l’etica economica francescana?
L’etica economica francescana penso trovi espressione in questo semplice concetto: «non esiste l’uomo perfetto, esiste la perfetta comunità». Questo è un concetto civile ineludibile, oltre che francescano, perché implica un principio economico di una società democratica, cioè, che il bene comune si realizza se ognuno è in condizione di offrire alla società quel che l’altro non ha. La fraternitas di Francesco d’Assisi è rigenerazione dell’umanesimo, è valorizzazione dei talenti del singolo a vantaggio di tutta la comunità. Sono queste le fondamenta dell’etica economica francescana. La fratellanza è un patto, è l’economia che si genera tra individui che non sono uguali ma che possono essere fratelli. Pensiamo alla contingenza storica in cui ci troviamo, la guerra a Covid-19, questa prima guerra universale dove tutti siamo chiamati a offrire un contributo: la pandemia ci ha imposto di comprendere che da soli non si va più da nessuna parte, che l’individualismo è imploso definitivamente e con esso il capitalismo. L’economia francescana è un sistema di scambio costituito da individui impegnati nell’uso razionale di quelle risorse dirette a ottenere il massimo per il sostentamento del bene comune. In questo senso la fratellanza assume con il francescanesimo l’accezione di economia vantaggiosa e addirittura progressista: la fraternitas è una sobria economia.

Quando gli chiesero chi fosse idealmente il migliore tra i suoi fratelli, Francesco d’Assisi rispose che è colui il quale riunisce in sé le qualità dei diversi frati, come la fede di Bernardo, la semplicità e la purità di cuore di Leone, la cortesia di Angelo e così via. Per il Santo, dunque, il fratello perfetto non c’è perché non esiste un insieme isolato di virtù. Ma esiste la fratellanza che è una perfetta società di persone e corrisponde a tutte quelle organizzazioni di individui virtuosi che scelgono di cooperare in nome del bene comune.

Questo libro affronta la rigenerazione dell’etica economica di Francesco d’Assisi dal punto di vista di un grande interprete del mondo che verrà: Jorge Mario Bergoglio. Celebrare l’etica economica del Santo di Assisi, significa davvero poterla applicare alla contemporaneità? Cosa vuol dire proporre un santo e un papa, i due Francesco, come economisti del XXI secolo? Siamo ancora in tempo per salvarci? Il libro, oltre a rispondere a queste domande, muove critiche radicali al capitalismo, al liberismo e all’individualismo economico, tentando di offrire soluzioni ed esempi concreti per curare un’economia malata, per rianimarla.

Quale rilevanza assume, nella prospettiva francescana, la fraternitas e come si esprime?
Sembra che Francesco d’Assisi e la sua fraternitas possano offrire un grande contributo per la rigenerazione che tutti aspettiamo. Per salvare il mondo, per invertire la rotta, dobbiamo muoverci, correre, e farlo attraverso uno spirito di fratellanza. Non possiamo permetterci di tornare alla «normalità» di un’economia pre-pandemica. Ciò di cui abbiamo bisogno oggi è una coraggiosa rigenerazione. Per farlo non è importante essere uguali, ma, come dicono Francesco d’Assisi e papa Bergoglio, è necessario essere fratelli. La parola fraternitas presuppone inevitabilmente una prospettiva economica e il libro cerca di spiegarla al meglio con esempi legati alla quotidianità.

Dobbiamo avere coraggio di ammettere che i paradigmi tecnocratici – ponendo al centro il mercato e lo Stato – non sono più adatti a portare avanti la lotta a una crisi mondiale che conosciamo dal 2007. Nei secoli XX e XXI sono stati molti gli elementi che hanno strappato sempre più spazio al tempo di una nuova economia realizzabile: la questione del lavoro equo, il lavoro femminile, i migranti, la corruzione e il razzismo ancora presente sono temi economici che per papa Bergoglio devono essere affrontati con un’ottica urgente e francescana. Quella del Papa è la proposta di una rigenerazione inclusiva, utile a porre la felicità al potere di una comunità come l’Europa.

Per salvarci tutti, abbiamo un’arma di «generatività»: la donna. La società laica potrebbe prendere più a esempio il modello di Chiara d’Assisi, perché è assurdo che la donna di oggi non ha ancora il ruolo storico che merita, soggiogata da un atteggiamento di marginalizzazione sociale. Chiara e Francesco sono l’esempio da cui partire per creare una fratellanza equa, economicamente giusta, ecologica, paritaria, una società di «contenimento», di garanzia, che sia tenera come è tenero l’abbraccio di una madre. Oggi la fraternitas può trovare espressione nei datori di lavoro, nella politica internazionale, ma soprattutto nelle giovani donne, perché sono coloro che hanno più coraggio di curare e cambiare.

Quale contributo possono offrire Francesco d’Assisi e la sua fraternitas per la rigenerazione economica della società?
Poco prima che si desse un nome a Covid-19 e che scoppiasse la pandemia da SARS-CoV-2, la sensazione che fossimo arrivati, come umanità, a un punto di non ritorno già sembrava aleggiare nell’aria. Vuoi per la questione climatica, vuoi per la saturazione del sistema economico mondiale. Noi umani abbiamo alimentato, per il tramite del capitalismo, un cosmo disordinato che a sua volta ha prodotto caos universale e la mostruosa catastrofe pandemica. Chi adesso si fa promotore di una politica di fratellanza sa che il mondo non si cambia più solo dall’alto. Le donne e gli uomini di oggi devono aspettarsi che la politica sia carismatica e abbia le capacità per guidare, ma quando questo non è possibile si può agire dal basso. La fratellanza aiuta il singolo a fare economia del tempo, a saper spendere la vita con parsimonia in quanto essa è il bene supremo. La vita così come il tempo non si compra, il superfluo sì e costa sempre di più. La rigenerazione del futuro prossimo è un’etica economica, un culto di ciò che è vita e di ciò che è stato donato a tutti noi: la libertà. La libertà non è per sempre, ha un suo tempo che va tutelato.

La fraternitas concepita da Francesco d’Assisi è una soluzione personale, come lo è la risoluzione di una pandemia nella quale ognuno di noi deve dare la sua parte. Abbiamo tutti, dico tutti, la possibilità e la responsabilità di cambiare le sorti del mondo intero. È la prima maratona universale per la salvezza che ci troviamo a percorrere: siamo tra di noi diversi, noi cittadini del mondo, ma mai come in questo momento storico siamo fratelli in questa corsa per il domani. Non possiamo fare altro che guardare avanti, verso la rinascita, perché nessuno ha mai combattuto per il passato, ma solo per il domani.

In che modo papa Bergoglio si è fatto interprete del richiamo ad una nuova sfida economica?
Entrambi figli di società complesse, Francesco d’Assisi e papa Bergoglio hanno riconosciuto il richiamo di una nuova sfida economica: getta e usa, gettare l’inutile e usare, custodire, l’utile. La falsa sfida di sviluppo economico lanciata globalmente negli ultimi trent’anni è simile a quella rifiutata da Francesco d’Assisi nel XIII secolo. Una sfida bugiarda, impossibile, inadeguata, a svantaggio del bene comune e che ha imposto una lettura iperrealistica della felicità, illudendoci di poterla raggiungere solo attraverso l’atto di acquistare. L’economia degli ultimi decenni ha demolito l’autostima e trasformato la comunità dei cittadini in bancomat: non importa che lavoro fai e come lo fai, l’importante è che tu possa generare uno stipendio per poterlo sperperare, senza accorgerti che qualcuno sta prosciugando il tuo tempo per essere felice. La sfida futura più faticosa non è un nuovo lockdown, ma un distanziamento totale dall’inutile, è la rinuncia consapevole a ciò che non è utile per sé stessi e per la pluralità. Bisogna passare da un’economia di massimizzazione dei profitti a breve termine a progetti a lungo termine: per ottenere questo è necessario favorire la fraternitas a livello globale. Una economia di fratellanza non è rinuncia all’Io, è un’etica dell’abbraccio, un contenimento inteso come garanzia e non come limitazione. La fratellanza rallenta la corsa individuale, ferma il tempo, ci aiuta a comprendere – a livello personale, familiare, comunitario – come stiamo gestendo la nostra esistenza, come godiamo di ciò che stiamo accumulando. La fratellanza economica che l’ideale francescano promuove corrisponde a una provocazione esistenziale, urgente, realistica, dove all’armonia del cittadino inserito nello spazio in cui vive corrisponde il senso della vita.

L’etica economica francescana che papa Bergoglio promuove con la sua enciclica Fratelli tutti fa leva sul potere «generativo» degli investitori, dei mercanti del domani, e tenta di catalizzarlo verso un cambiamento sociale. Secondo il Papa la lebbra del nostro secolo ha avuto un ruolo storicamente unico: la pandemia da SARS-CoV-2 ha «scarcerato» le nostre coscienze, ha concesso a tutto il mondo globalizzato di vedere ciò che si conosceva ma non si voleva vedere, cioè che l’economia è malata e deve essere curata. L’etica economica di Chiara e Francesco d’Assisi è un monito al non farsi rubare la vita. Un monito, rivolto soprattutto ai giovani, a istituire una sorta di cassa di risparmio del tempo. Per troppi anni la società civile è stata derubata da campagne illusorie di marketing votandosi all’idolatria sconsiderata del consumismo. L’etica economica del futuro è la consapevolezza che siamo tutti nella stessa fragile condizione di «poveri». È necessario imparare a negoziare, tollerarsi, avere progetti possibili e calibrati su misure più sensate. Se questo diventerà abitudine, questo diventerà felicità. Coloro che perderanno o guadagneranno qualcosa dalle abitudini attuali saranno i nostri figli, la prossima generazione. La sobrietà di oggi può rendere davvero ricco il domani. Se ci sentiamo chiamati a essere protagonisti della «normalità» del ricostruire, del rigenerare, allora bisogna dire sì a questo tipo di normalità. Da una crisi non si esce mai uguali, si esce migliori o peggiori. Siamo tutti attori sociali e siamo tutti toccati dal presente economico in cui ci troviamo interconnessi. I giovani sono lo strumento più importante per questo cambiamento epocale, perché i giovani vogliono tutto, non vogliono i soldi. Il tempo delle utopie è morto, perché è nata una nuova etica economica.