Il lavoro di Francesco Postorino è denso di suggestioni e sollecitazioni cogenti. Carlo Antoni. Un filosofo liberista ha infatti il merito di restituire piena dignità storiografica a un personaggio cruciale del primo Novecento italiano, forse troppo a lungo disperso nel suo rapporto, pure imprescindibile, con l’ingombrante figura di Benedetto Croce.
Le stesse contraddizioni laceranti investono il dispiegarsi della vita sociale e politica anch’esse soggiacenti alle medesima dinamica alienante e anti-umana.
Allontanandosi da un modello anti-storicista prevalente, ma rassicurato da una solida impostazione neoidealista, Antoni descrive una democrazia mutila, certo premessa formale, necessaria a una armonica convivenza civile, ma incompatibile con la purezza individuale che può manifestarsi solo oltre i perimetri degli enti familiari e istituzionali. Impossibile infatti in una democrazia “non attrezzata” esercitare un atto di natura etico-politica che conservi “il raccoglimento spirituale dell’io” nella sua autenticità liberata dai condizionamenti.
Quale spazio rimane per l’uomo, per la persona e che rapporto può esistere tra la sua libertà creativa e il consesso civile, la politica, le regole dell’economia? La risposta di Antoni, che Postorino ci consegna nel suo lavoro, è il travaglio, la ricerca aperta e problematica.
Non sorprende che la biografia del filosofo, che Postorino evoca diacronicamente, ci riveli una straordinaria capacità politico-personale di attraversare svariati spazi e contesti partitici, come talvolta rigide distinzioni concettuali – quella tra liberalismo e liberismo ne è un plastico esempio – nel tentativo di sottrarre spirito e uomo a un destino apocalittico sospeso tra spregiudicatezza e strumentalità.
Mai come ora il dibattito imperante sui presupposti del liberalismo e sulle sue declinazioni economiche abbisogna di approfondimenti che completino il quadro variegato della storia delle idee. Certamente con il suo contributo Postorino aggiunge e rende disponibile un tassello importante e profondamente servibile anche a noi, alla politica e alla sinistra italiana.
Che l’impegno liberale di Antoni ovunque profuso non abbia trovato rispondenza negli assetti politico-istituzionali che abbiamo conosciuto si imporrà al lettore con una qualche evidenza, ma certamente riceverà dall’incontro con quel pensiero irrituale prospettive analitiche inedite. Risultato di un autore che, non dimettendo un piglio critico e ovunque teso a promuovere la disarmante attualità delle riflessioni ricostruite, traccia ai margini un audace profilo dei tempi che viviamo.
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