L’editore Rubbettino ha da poco pubblicato un interessante saggio di Francesco Delzio, ‘L’era del lavoro libero’, che racconta la straordinaria rivoluzione in corso nel mondo del lavoro. Partendo da smart working e nuovi modelli di lavoro ibrido, ma ragionando anche, tra l’altro, sui nuovi equilibri tra occupazione e vita privata invocati e ricercati da varie generazioni, Delzio riflette sulle varie facce che il lavoro sta assumendo nella nostra epoca. E qui, per i lettori di Primaonline, racconta il senso di questo cambiamento.
“L’era del Lavoro Libero non è nato per caso. E non è nato ieri. Perché è frutto di idee, riflessioni e suggestioni germinate nei miei 33 anni di lavoro, da quando a 15 anni iniziai a scrivere a Barletta nella redazione di un quotidiano locale. E perché in fondo rappresenta la naturale evoluzione di Generazione Tuareg: in quel fortunato saggio (il mio primo) del 2006 analizzavo la particolare condizione dei millennials italiani, la prima generazione chiamata ad affrontare l’introduzione della flessibilità nel mondo del lavoro.
Ma il mondo del lavoro oggi è di fronte ad una nuova “curva della storia”: una rivoluzione che investe il nostro modo di lavorare, il rapporto tra occupazione e vita, la gestione del fattore umano da parte delle aziende. Da quasi 30 anni – con l’introduzione della flessibilità in entrata, a metà degli anni Novanta – non si registravano infatti cambiamenti così rapidi e pervasivi nel mondo del lavoro italiano come quelli cui stiamo assistendo oggi, che vanno molto al di là delle innovazioni organizzative indotte dalla pandemia.
L’affermazione dello smart working e il suo consolidamento nei modelli di lavoro ibrido, l’incredibile (e imprevedibile) ondata della great resignation, la diffusione del job hopping, i nuovi equilibri tra occupazione e vita privata cercati dalla Generazione Zeta, le nuove strategie di engagement e valorizzazione dei dipendenti perseguite dalle aziende segnano
nel complesso una svolta epocale che manda definitivamente in soffitta il modello fordista.
Sullo sfondo, infine, la possibilità di realizzare finalmente in Italia un’economia della Partecipazione, che offra ai lavoratori la possibilità di un coinvolgimento rispetto ai destini della propria azienda.
Se analizziamo in profondità fenomeni così diversi, scopriamo che hanno tra loro un fondamentale punto in comune. E’ la caduta dei vincoli di tempo, spazio e organizzazione che hanno caratterizzato il mondo del lavoro, almeno a partire dalla Rivoluzione industriale. O detto in altri termini, è la “liberazione” del lavoro da gran parte delle barriere e delle rigidità che lo hanno caratterizzato finora. Si tratta di un trend che diventerà sempre più visibile nei prossimi anni.
La tesi che sostengo nel libro, e che supporto con analisi, numeri e trend, è che stiamo entrando dunque in una nuova fase storica: l’Era del Lavoro Libero. Un nuovo paradigma, in cui viene meno un luogo di lavoro fisico esclusivo e si affermano modelli di lavoro ibridi fatti di connessioni. Non esiste più il lavoro della vita ma una serie di lavori, svolti anche in contemporanea, in una dinamica fluida e flessibile come le nostre vite. Non c’è più una contrapposizione netta tra lavoro, cura della famiglia e gestione del tempo libero, perché il lavoro è sempre meno il “sovrano assoluto” delle nostre vite. E infine è sempre meno attuale l’antica guerra tra profitto e salario, perché imprenditori, manager e lavoratori sono sempre più protagonisti di un progetto comune e perché i lavoratori sono chiamati ad essere sempre più imprenditori di sé stessi e del proprio tempo.
Peccato che pochissimi, ancor oggi, abbiano colto la reale portata e l’impatto sulle nostre vite di questa rivoluzione. Peccato che la politica non si (pre)occupi di tutto questo, a causa del divorzio clamoroso e inspiegabile avvenuto negli ultimi decenni tra i partiti italiani – lungo l’intero arco parlamentare – e il lavoro: non soltanto i partiti italiani hanno “dimenticato” il lavoro, non mettendolo mai al centro del loro impegno politico e delle loro strategie di consensus building, ma sembrano non conoscerlo più.
Su tutto questo rifletto ne L’era del Lavoro Libero: con analisi innovative che partono dagli Stati Uniti, idee e proposte concrete che guardano all’Italia. Sapendo che possiamo ignorare e subire tutto ciò che sta accadendo e che sta per accadere nel mondo del lavoro, o conoscerlo per provare a gestirlo. Chi sceglie la seconda strada, troverà in questo saggio un “alleato” prezioso e innovativo”.