IL LIBRO – Negli anni ’80 il regime di Gheddafi fu individuato dalla presidenza Reagan come ideale bersaglio della lotta contro il terrorismo internazionale. L’escalation culminata nei bombardamenti dell’aprile 1986 contribuì al rilancio della leadership americana e costituì un capitolo della sfida lanciata dalla Casa Bianca all’URSS. Il globalismo statunitense entrò in conflitto con il “regionalismo” praticato dall’Italia nel Mediterraneo, inclusivo, contrario alle frammentazioni indotte nell’area dalla guerra fredda ed edificato anche sul forte bilateralismo con Tripoli. Nonostante le divergenze con Washington, già emerse con la crisi di Sigonella, la politica estera condotta da Craxi e da Andreotti riuscì a sopravvivere rinnovando la formula capace di tenere assieme atlantismo e autonomia.
DAL TESTO – “[…] se tardiva fu la percezione del cambiamento interno agli Stati Uniti, l’Italia non mancò di fare tutto il possibile per frenare la deriva rappresentata dal ricorso alla forza contro la Libia. Per il governo Craxi parve profilarsi come ineludibile una drammatica scelta. Cedere alla pressione degli eventi e rinunciare alla difesa di una politica estera almeno in parte autonoma e non disposta a schiacciarsi sulla linea della forza usata dagli Stati Uniti, non sarebbe stato accettabile sul piano della politica interna. Inoltre sarebbero stati vanificati anni di sforzi per ottenere la fiducia del mondo arabo e veder riconosciuta la vocazione italiana a una mediazione costruttiva per assetti regionali più inclusivi e stabili. Craxi e Andreotti, così distinti sul piano personale e politico, mai misero in dubbio l’essenza della politica estera e il profilo del Paese, anche a costo di sostenere dissidi personali con gli interlocutori americani.”
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- archiviostorico.info 2018.01.08
Fra Reagan e Gheddafi La politica estera italiana e l’escalation libico-americana degli anni ’80
di Redazione