Da Il Corriere della Sera (Blog) del 6 aprile
Pubblichiamo un intervento dello scrittore Andrea Apollonio, autore di un volume uscito a inizio 2016:Storia della Sacra corona unita. Ascesa e declino di una mafia anomala (edizioni Rubbettino)
Siamo a dieci anni dalla pubblicazione di Gomorra, il romanzo-inchiesta di Roberto Saviano che una buona parte dei millennials ha letto, rimanendone impressionata. Per molti sono stati anni intensi, di impegno civile, seguiti (anche) a quelle letture. Letture e impegno che un cambiamento l’hanno prodotto davvero, dentro un Paese che oggi si vede rinnovato, ed in alcuni suoi pezzi perfino “rottamato”: che vede ai suoi vertici istituzionali campioni di battaglie sociali e legalitarie (pensiamo ai presidenti di Camera e Senato, allo stesso Mattarella), e sente il vento cambiare velocemente. Ebbene, a dieci anni di distanza, rimane ancora qualcosa da imparare da quella clamorosa vicenda editoriale e dalla scia luminosissima che ha prodotto? Prendiamo spunto dal lungo reportage giornalistico sulle vittime di Camorra, con cui Saviano ha di recente lanciato, nello stagno del dibattito pubblico, parole che pesano come macigni: “L’Italia sta morendo, lentamente, silenziosamente, e la ripresa non potrà esserci se metà del suo territorio è completamente fuori gioco perché mancano infrastrutture, investimenti e per di più è prigioniera del potere dei clan in guerra”. Una chiusa che è un vero pugno nello stomaco.
Se però, come traspare dalle parole di Saviano, per le speranze – e stiamo parlando delle speranze proprio dei millennials, a cui è affidato il futuro di questo Paese – non rimane molto spazio, conviene legittimamente interrogarsi sul senso di una tale affermazione. E’ davvero così? Il Mezzogiorno può davvero dirsi “completamente fuori gioco” anche in ragione dell’asfissia mafiosa? Perché, così non fosse, o qualcuno non lo pensasse, quegli stessi giovani che molto hanno imparato da Gomorra e da Saviano, oggi portatori d’acqua di evoluzioni e rivoluzioni profonde della società e della politica, avrebbero anche il dovere di mostrare un’altra faccia della realtà: quella che vede, in alcune regioni, le cosche mafiose agonizzanti per l’attività della magistratura e dello Stato.
Ognuno deve fare la sua parte. Io ho documentato in un volume di recente apparizione la fine, l’estinzione della Sacra corona unita pugliese, di cui ho ripercorso la storia ventennale. Ma il compito va suddiviso, tra tutti coloro che sono testimoni – e protagonisti al contempo – di un contesto territoriale che lascia sempre meno spazio ai poteri mafiosi. Perché “la mafia è un fenomeno umano, e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e quindi anche una fine”, come scrisse Giovanni Falcone, all’epoca creduto da pochi.
Allora, i millennials devono imparare ancora molto da Saviano: la tenacia delle battaglie che conduce, la forza propulsiva delle sue idee, i dibattiti che riesce ad innescare, ne fanno un attore pubblico a cui guardare con immutata ammirazione. Perché su ciò mai si può dire di aver appreso abbastanza. Ma devono anche imparare ad emanciparsi: da alcune raffigurazioni, da alcune impostazioni, da alcuni registri forse non aggiornati, che trovano sicure rispondenze – per riprendere gli spunti iniziali – nella tragica situazione dell’hinterland napoletano, oggi preda di bande di ragazzini-mafiosi, senza però riuscire a proiettarsi all’intero Sud. Sì, anche questo devono, dobbiamo imparare da Saviano. In fondo, lo stesso scrittore campano è riuscito ad emergere, dieci anni fa, disarticolando luoghi comuni e polverosi sulle mafie italiane, facendo brillare modi e linguaggi che – per innovazione – hanno illuminato a giorno l’intero panorama editoriale e pubblicistico.
Rimane da imparare sopratutto questo: andare oltre le immagini che ci vengono fornite, guardarci attorno (tirare qualche sospiro di sollievo) e caricarci di avvenire. Ci tornerebbe utile, a quel punto, riprendere il pensiero di Giovanni Falcone, e riprendere i suoi scritti impietosi ma anche pieni di futuro e di speranza; e di verità, che oggi riusciamo finalmente ad accertare in molte zone di un Meridione non del tutto fuori gioco.
clicca qui per acquistare il volume con il 15% di sconto
Altre Rassegne
- Il Giorno 2016.07.25
Una mafia, tante mafie. Storia di una metastasi
di Antonio Calabr - Il Piccolo 2016.07.18
Storie di mafia e di camorra in un’Italia distratta per rompere il silenzio complice di ogni killer
di Antonio Calabr - Il Corriere della Sera (Blog) 2016.04.06
Falcone e Saviano ci insegnano: il meridione non può vivere sempre in fuori gioco