Si intitola “La post-verità socialista”, il libro di Benegas Lynch (h) che fornisce una imprescindibile bussola per comprendere e decodificare idee e posizioni del favorito alle presidenziali del prossimo 22 ottobre
Quando ha vinto le primarie ha dedicato la vittoria ai suoi quattro cani clonati che ha battezzato Murray, Milton, Robert e Lucas, come quattro grandi liberali. Qualcuno lo ha definito come una sorta di mix tra Mick Jagger, Beppe Grillo e Donald Trump.
Stiamo parlando del turbo capitalista o, se si preferisce, anarco-liberale Javier Milei, il candidato presidente argentino che correrà da favorito il prossimo 22 ottobre alle presidenziali che si terranno nel grande paese latino-americano.
Le sue posizioni hanno fatto molto discutere sia in ambito economico che in ambito sociale ed etico eppure nell’elettorato argentino sembrano aver preso piede.
Ma quali sono i fondamenti ideologici di Milei? Forse non tutti sanno che alla base dell’agire politico dell’aspirante presidente ci sono le teorie di uno dei più grandi pensatori liberali viventi: Benegas Lynch, figlio dell’omonimo economista.
Di Benegas Lynch (h) Rubbettino ha appena lanciato in libreria una interessante collezione di scritti dal titolo “La postverità socialista”, all’interno della collana “La Politica” diretta da Dario Antiseri e con la curatela di Claudia Razza e un saggio introduttivo di Renato Cristin.
Il pensiero di Lynch si rivela dirompente in un Paese come l’Argentina in cui il peronismo ha contribuito a cementare un diffuso sospetto verso il libero mercato e a erodere sempre più gli spazi della libertà individuale.
L’idea che Lynch ha della libertà però, non si arresta al solo agire economico. «Lynch – scrive Renato Cristin nell’introduzione – concepisce il liberalismo come una scienza complessiva dell’esistenza dell’uomo in società, una visione del mondo in cui la struttura economica è armonizzata con quella culturale, in una sedimentazione storica che coinvolge e include la tradizione, culturale e religiosa. E al tempo stesso rifiuta l’idea che si possa essere liberali in politica e non in economia, o viceversa. Il suo è un liberalismo integrale che, pur non scivolando né a sinistra né a destra (da lui intese come forme di statalismo ipertrofico), non esprime una posizione semplicemente centrista, perché rifiuta non solo l’omologazione al conformismo politicamente corretto, ma anche i tatticismi tipici del centrismo politico».
Milei è stato visto come un outsider, un soggetto difficile da collocare a destra o a sinistra. Ma è leggendo il libro di Lynch che si comprende il perché di questa difficoltà di inquadrare il suo agire politico in categorie tradizionali. Scrive infatti nel libro Lynch:
«l’espressione “destra” è incompatibile con il liberalismo, poiché all’inizio essa cominciò a legarsi all’idea conservatrice che proviene dalla rivoluzione inglese del 1688 (…). Il liberale certamente conserva il valore della libertà, ma non è ancorato allo statu quo, anzi intende progredire in un contesto evolutivo che nelle sue estremità rimane aperto. Semmai, la genealogia collega il liberale originariamente alla sinistra, collocazione che nella suddetta assemblea della Rivoluzione francese scelsero molti di coloro che si opponevano agli abusi di potere dell’antico regime, intenzione che, come si sa, naufragò con la controrivoluzione, e inoltre, con il tempo, le sinistre si trasformarono in patrocinatrici dell’abuso di potere».
Ma non è solo la difficile collocabilità a destra o sinistra a far percepire Milei come un “extraterrestre”; a tenere banco in queste ore sono anche alcune sue posizioni pro-life che sembrano cozzare con la sua fede nella libertà. Eppure anche queste traggono origine dalle idee liberali del suo maestro Lynch che nel libro edito da Rubbettino scrive:
« ritengo che la migliore definizione di liberalismo sia quella del rispetto incondizionato nei confronti dei progetti di vita degli altri, il che infatti rinvia al campo morale. In questa linea argomentativa risulta di vitale importanza il rispetto della proprietà, del corpo di ciascuno in primo luogo, poi del suo pensiero e della libera espressione del medesimo». Da qui discende la conclusione che (come ha spiegato Milei) il corpo del nascituro non è di nessuno se non del nascituro stesso e per questa ragione nessuno può disporne in alcun modo.
Come si può intuire da questi passaggi il libro di Lynch è davvero la bussola necessaria per comprendere e decodificare le idee di un uomo come Milei la cui elezioni potrebbe cambiare per sempre il volto dell’Argentina.