Il sottosegretario alla Difesa e il capo dell’Aeronautica hanno spiegato il lancio del nuovo Ufficio generale Spazio dello Stato maggiore della Difesa. È il primo passo verso un comando spaziale, annunciato durante la presentazione del libro “Geopolitica dell’esplorazione spaziale” di Marcello Spagnulo con Niccolò Invidia e Walter Villadei. Guerre stellari in arrivo? Pare proprio di sì
“L’Italia sta gettando le basi per costituire il suo Comando spaziale”. Così il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo ha spiegato la recente istituzione dell’Ufficio generale per lo Spazio presso lo Stato maggiore della Difesa, il primo passo per seguire le orme dello Space Command di Donald Trump e del Commandement de l’Espace di Emmanuel Macron, entrambi già operativi. Dopo Stati Uniti e Francia, anche l’Italia si appresta dunque a dotarsi di uno strumento utile a fronteggiare la nuova competizione extra-atmosferica.
L’ANNUNCIO E L’EVENTO
Il sottosegretario è intervenuto ieri al Centro Studi Americani di Roma per chiudere la presentazione, organizzata dalle riviste Airpress e Formiche, del libro “Geopolitica dell’esplorazione spaziale” di Marcello Spagnulo, edito da Rubbettino. Insieme a loro, moderati dal direttore Flavia Giacobbe, sono intervenuti Niccolò Invidia, coordinatore dell’Intergruppo parlamentare Aerospazio, il professor Carlo Pelandadell’Università Guglielmo Marconi, il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Alberto Rosso e il cosmonauta Walter Villadei. Un intervento da remoto l’ha fatto anche Luca Parmitano (autore della prefazione del libro) con un messaggio direttamente dalla Stazione spaziale internazionale. Tra lo sguardo alle future missioni esplorative e i dettagli sulla nuova economia dello Spazio, l’annuncio di giornata è stato il nuovo Ufficio generale per lo Spazio.
UN PRIMO PASSO VERSO IL COMANDO SPAZIALE
Nasce dopo un lungo dibattito e si colloca alle dirette dipendenze del capo di Stato maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli. L’Ufficio, ha spiegato Rosso, è nato dalla “volontà di trattare finalmente in modo organico la materia”, mettendo insieme e “razionalizzando competenze prima frammentate” in tanti reparti e diverse Forze armate. Nel nuovo ufficio, ha aggiunto il capo dell’Arma azzurra, “si creerà l’embrione di un Comando per lo Spazio, per gestire già oggi funzioni e strumenti che abbiamo nello e per lo spazio”. È il “seme per un Comando spaziale”, gli ha fatto eco il sottosegretario Tofalo, spiegando che nel nuovo ufficio confluiscono “le eccellenze di tutte le Forze armate” a partire da quelle dell’Aeronautica, la forza naturalmente predisposta verso il cielo. In più, hanno ricordato entrambi, lo sforzo della Difesa va inserito in una governance nazionale che fa capo alla presidenza del Consiglio, attualmente nelle mani del sottosegretario Riccardo Fraccaro, delegato per il settore dal premier Conte.
IL RUOLO DEL PARLAMENTO
Oltre al governo c’è comunque il Parlamento. Lo ha ricordato aprendo i lavori Niccolò Invidia, coordinatore dell’Intergruppo parlamentare per l’aerospazio che, ricostituito lo scorso giugno, lavora già a pieno ritmo tra visite e incontri. Non a caso, ha annunciato il deputato, l’Italia si è candidata per ospitare l’edizione 2022 della European Interparliamentary Space Conference, la conferenza che riunisce simili organi del Vecchio continente. Sarà un anno importante, in cui si terrà la prossima ministeriale dell’Agenzia spaziale europea (Esa) dopo l’edizione in programma a Siviglia tra tre settimane. È la “space parliamentary diplomacy”, quella che “aumenta le possibilità commerciali e di incontro” per favorire la crescita del comparto nazionale, ha spiegato Invidia.
OPPORTUNITÀ DA NON PERDERE
Le opportunità ci sono, ha ribadito il sottosegretario Tofalo. “In questo ambiente, oltre a giocarsi le future sfide di sicurezza, si apriranno importanti opportunità di crescita e di investimento per il Paese”. In tale ottica, ha aggiunto, “la Difesa rappresenta un asset strategico che punta a implementare le proprie capacita in aderenza agli Indirizzi del governo in materia spaziale e aerospaziale”, siglati dal premier Conte lo scorso marzo. “Bisogna fare sistema perché c’è un’occasione che come Italia non possiamo perdere”, ha dunque spiegato Tofalo. Si tratta delle risorse previste nel prossimo bilancio dell’Unione europea 2021-2027: 16 miliardi per il programma spaziale, 13 miliardi per il Fondo europeo di Difesa e 100 miliardi per Orizzonte Europea.
LA MILITARIZZAZIONE DELLO SPAZIO
Accanto alle opportunità ci sono però anche i rischi della nuova competizione spaziale. D’altra parte, ha spiegato il generale Rosso, oltre l’atmosfera restano interessi del Paese da difendere, compito affidato alle Forze armate; interessi che “possono collidere con quelli di altri”. Per questo lo Spazio “è il quinto dominio” in termini militari, per cui tuttavia è opportuno distinguere tra sopra e sotto la cosiddetta linea di Karaman, i cento chilometri di altezza. Al di sotto, ha detto Rosso, c’è l’aerospazio, “destinato a diventare a breve la naturale estensione degli spazi aerei di oggi, in termini commerciali e militari”, tra volo suborbitale e armi ipersoniche, un dominio su cui l’Aeronautica “si estenderà naturalmente”. Al di sopra “c’è un dominio completamente diverso” ma “già importante per la Terra tra infrastrutture e strumenti che ci consentono di vivere meglio e da cui dipendiamo in maniera incredibile”. È per questo che la Difesa oltre l’atmosfera resta tanto importante.
TRA LUNA E MARTE
Infine ci sono le ambizioni esplorative, ricordate dal cosmonauta Walter Villadei. La presidenza americana targata Donald Trump “ha segnato il trend”, puntando tutto sul ritorno alla Luna, risvegliando così la corsa che durante la Guerra fredda trasferì nello Spazio la competizione tra superpotenze. Ora le cose sono cambiate, con più e diversi attori (anche privati), ma l’obiettivo “resta decisamente geopolitico”, ha notato Villadei. Certo, ci sono anche “grandi opportunità economiche e tecnologiche”, che la Luna sembra offrire in modo molto più tangibile rispetto a Marte. Per il Pianeta rosso, ha infatti detto il cosmonauta, “ci sono ancora difficoltà tecniche evidenti” che rendono “necessario lo sviluppo di tecnologie di cui non disponiamo in forma matura”, a partire dal viaggio, della durata di ben nove mesi. La partita comunque è aperta, e appare decisamente più complessa di quella che caratterizzò il confronto bipolare. Per capirla, c’è una lettura consigliata: “Geopolitica dell’esplorazione spaziale, la sfida di Icaro nel terzo millennio”.
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