Da mesi televisioni, radio e giornali sono occupati dalle chiacchiere sulla Tav. Farla o non farla? Sappiamo che si tratta solo di un inutile teatrino, perché l’opera si farà. Quindi quale sarebbe lo scopo di tutto questo? Si potrebbe trattare del solito strumento di “distrazione di massa” per altri obiettivi?
Xi Jinping sarà a Roma il 22 marzo. Principale obiettivo di Xi è ottenere la firma italiana al memorandum d`intesa per l’adesione all’ambizioso progetto cinese della “Nuova Via della Seta” (Belt and Road Initiative). Si noti che gli altri paesi europei, al contrario, stanno prendendo le distanze da questo pericoloso progetto.
Uno dei principali sostenitori italiani al progetto è Michele Geraci, sottosegretario allo Sviluppo economico, il ministero di Luigi Di Maio.
Due cose devono mettersi in testa Di Maio e Geraci:
- stanno negoziando con i referenti del governo cinese che sono evidentemente molto piu’ preparati ed abili di quanto non lo siano loro. Si stanno confrontando con membri del Pcc (partito comunista cinese), formati e preparati attraverso un lungo percorso di studio e di addestramento specifico, finalizzato all’unico scopo di rappresentare al meglio gli interessi strategici del loro paese. Sul fronte italiano la “storia” è molto differente…
- il governo cinese non concepisce il concetto occidentale di partnership e di “win win” ma solo quello di negoziazioni dure, dove solo una parte vince: quella cinese, come la storia recente insegna
VIDEO: Come la propaganda governativa cinese cerca di far piacere la Nuova Via della Setaagli europei. Anche dal video prodotto dalla China Daily, si capisce che si tratta di una bella “favola”. Possiamo già immaginare molti piu’ treni e molte piu’ navi arrivare pieni di merci “made in China” e ripartire verso Oriente semi vuoti. Tutto questo è inevitabile se prima non si cambiano le regole. Regole che devono basarsi su principi di reciprocità e lealtà alle quali la Cina deve iniziare ad attenersi.
Per Nuova Via della Seta, nota anche come Belt and Road Initiative (in cinese Yi Dai Yi Lu), si intende un’iniziativa strategica della Cina, per il miglioramento dei collegamenti e della cooperazione tra Cina, Asia ed Europa. Sono coinvolti 65 Paesi che rappresentano il 55 per cento del prodotto interno mondiale. Include una direttrice terrestre ed una marittima che insieme formano “una cintura”, ma il vero scopo è quello di incrementare le esportazioni delle produzioni cinesi e di dare alla Cina il ruolo di protagonista globale nelle relazioni internazionali.
Importante osservare che fino ad oggi, i dirigenti cinesi sono stati molto piú bravi di quelli occidentali. Hanno dimostrato una notevole capacità ad elaborare una visione strategica di lungo termine. Al contrario, quelli occidentali si sono rivelati del tutto miopi. Una significativa prova è stata data quando vennero stabilite le regole della globalizzazione (nel 1999), che hanno anticipato l’ingresso della Cina nel WTO (2001), l’organizzazione mondiale del commercio. Regole che hanno favorito Pechino che puó sfruttare dei vantaggi competitivi incontrastabili, mettendo in grave difficoltà le produzioni occidentali. E’ impensabile competere con chi produce con regole del tutto differenti, potendo ignorare fattori quali i diritti umani e dei lavoratori, le norme ambientali, utilizzare leggi opache, non rispettare i copyright, esportare alimenti con altissimi livelli di pesticidi, utilizzare gli aiuti di Stato alle imprese. Di conseguenza abbiamo assistito all’invasione del “Made in China”.
Si è sempre piú affermato un modello che ha creato forti disequilibri: da una parte produttori cinesi e dall’altra consumatori occidentali. In pochi decenni si è attuato il crescente trasferimento di ricchezza da Occidente verso Oriente.
Non si è tenuto conto che si sono messi in competizione due modelli economici e politici differenti ed incompatibili. Ci venne raccontato che in poco tempo il mercato cinese sarebbe stato una straordinaria opportunità. Ma come si è visto la Cina ha alzato le barriere e si è ben protetta dalle importazioni dall’ Occidente.
La Nuova via della Seta è di importanza fondamentale per il regime, tanto che nel corso del diciannovesimo congresso del Partito comunista cinese (Ottobre 2017) è stata anche inserita nella Costituzione. E’ lo strumento principale per il grande progetto di Pechino. “La Cina vuole guidare la nuova globalizzazione” ha detto l’ex ministro degli esteri cinese He Yafei. One Belt, One Road si presenta dunque come la risposta cinese al cambiamento degli scenari geopolitici e punta a definire un nuovo ordine mondiale (Antonio Selvatici, La Cina e la Nuova Via della Seta – Rubbettino).
Preso atto che l’espansione cinese non può essere arrestata, si può e si deve pretendere l’introduzione di un sistema basato sul principio della reciprocità. E’ illogico sostenere la creazione di un progetto come la Nuova via della Seta, se le merci prodotte in Europa vengono sottoposte a controlli piú severi e restrittivi rispetto a quelle prodotte in Cina. E’ indispensabile prima riscrivere le regole ed eliminare tutti gli elementi di distorsione del mercato, altrimenti ci sarà sempre un vincente da una parte e dei perdenti dall’altra.
Se non si farà seriamente tutto questo a vincere sarà sempre e soltanto “maolandia” ed il suo regime.
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