Da Italia Oggi del 29 gennaio
Sono omosessuale ma non gay. È l’incipit di un libro di Jean-Pier Delaume-Myard dal titolo «Non nel mio nome» (Rubbettino Editore). Delaume-Myard è il portavoce nazionale de «La Manif Pour Tous». Il 25 gennaio 2013, all’Eliseo, ha incontrato il presidente della repubblica e lo ha reso partecipe delle sue preoccupazioni riguardo alla legislazione sui diritti delle persone omosessuali. «Ho sempre fatto la scelta di vivere in coppia – afferma l’autore – eppure sono contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso, non per motivi di unione tra due persone che si amano, ma per il problema fondamentale del bambino e del suo diritto ad avere un padre, una madre e dei nonni. In realtà sono molti gli omosessuali che non provano alcun desiderio di sposarsi e ancor meno di avere un bambino! Le cifre parlano chiaro. A 25 anni ho preso in considerazione l’idea di avere un bambino per potergli trasmettere un patrimonio, uno status sociale […] in breve, volevo avere un bambino per i motivi sbagliati. Senza dubbio gli avrei dato tutto l’amore che aveva il diritto di aspettarsi ma c’era anche un’altra domanda da porsi: quella riguardante la filiazione. Quali sarebbero stati i riferimenti di questo bambino, il suo non-rapporto con la madre?».
Domande queste che la senatrice Monica Cirinnà evidentemente non si è posta e come lei tutti gli «untorelli del pensiero unico» che le danzano intorno. Ma Delaume-Myard tira diritto per la sua strada e chiede a noi tutti: «Nel caso di una coppia omosessuale maschile, la madre non sarebbe diventata altro se non una macchina distributrice di bambini a fronte di un grosso assegno o di una carta oro? E poi penso anche agli altri bambini – continua – quelli che la genitrice ha avuto come madre vera e propria. Come farà a spiegare a fratellastri e sorellastre del nascituro che la mamma ha fatto un bambino unicamente per venderlo? Quali saranno i traumi di questi bambini che, per nove mesi, hanno visto il grembo della madre arrotondarsi giorno dopo giorno e non conosceranno mai il loro fratello+ o sorella?». È a questo punto che l’autore si ricorda di essere francese ed invoca i sacri principi della repubblica. «Libertà, uguaglianza, fraternità, sì! – esclama -. Libertà per il bambino di non essere escluso in quanto figlio di omosessuali (maschi o femmine che siano) nelle piccole città e in campagna. Uguaglianza per il bambino affinché possa crescere con un padre e una madre. Fraternità per il bambino come possibilità di avere fratelli e sorelle senza un numero molto elevato di patrigni o matrigne». E conclude con un grido liberatorio: «No al bambino giocattolo! No al figlio oggetto!». E si augura che il suo libro costituisca la voce di tutti coloro che non vengono ascoltati durante il dibattito a senso unico sul «matrimonio per tutti» e le sue conseguenze sul nostro avvenire comune.
di Giuliano Cazzola
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