Un libro nato da una esperienza difficile, e pure si tratta di un libro significativo, un libro del cuore. Vitaliano Fulciniti, con “Dall’accoglienza all’integrazione. L’esperienza del Cara Casa del Regional Hub di Sant’Anna in Calabria”, Rubettino editore ha voluto dare una testimonianza di impegno civile, di quell’impegno civile di matrice intellettuale di cui oggi in vari campi della nostra vita sociale abbiamo fortemente bisogno.
Vitaliano Fulciniti è arrivato a reggere le sorti del Cara di Sant’Anna l’1 gennaio del 2018 e per ben quattordici mesi ha dovuto fare un lavoro davvero notevole per risollevare le sorti di un centro che era stato travolto dall’operazione Jonny, che aveva spazzato via un vero e proprio comitato d’affari, che sino a quel momento aveva perseguito interessi contrari a quelli di tutela e accoglienza degli immigrati. Le politiche migratorie nel nostro Paese sono a tutt’oggi un punto nevralgico e purtroppo ancora debole riguardo alle ipotesi di un progetto futuro, ma il libro di Fulciniti ci restituisce un quadro globale della problematica con tutti i pro e contro che ne possono derivare,.
Dal primo tempo di un quadro storico sulle politiche migratorie si passa a quella che è stata l’evoluzione d’una esperienza, che giustamente l’autore sottolinea, in modo non retorico, ma implicitamente e con pudore come esperienza d’amore. Una esperienza d’amore che però non nasconde la necessità della fermezza, della oculatezza tecnico-gestionale, che deve coniugarsi col senso d’umanità, con lo sguardo fraterno e solidale verso chi è diverso da noi.
“Parlare oggi di accoglienza e integrazione non è cosa semplice. I fomentatori di odio indentificano lo straniero come il problema e non l’opportunità; e così i più alti princìpi dell’essere umano rischiano di lasciare posto a sentimenti di preclusione per l’altro”.
Vitaliano Fulciniti ci ammonisce e allo stesso tempo ci indica la strada di non considerare lo straniero come una minaccia, bensì come una opportunità. Il suo lavoro s’è snodato lungo un sentiero tortuoso, che ha posto l’accento su due termini che aprono ad uno scenario di plausibile dibattito, che manca però nell’agenda politica italiana. Questi due termini sono: 1) qualità dell’accoglienza e dell’integrazione; 2) costruzione di una società futura fondata sul sentimento d’umanità. Ed in effetti il libro sotto questo profilo appare d’una lampante chiarezza, in fondo non si tratta di semplice, retorico umanitarismo, ma della presa d’atto che i processi globali oggi in atto, con tutto il corollario di ingiustizie sopravvenienti, ci impongono non la strada del pregiudizio e del conflitto, ma quello della costruzione della pacifica convivenza mediante un diverso approccio culturale e un diverso percorso politico. L’esperienza del Cara di Sant’Anna dimostra che è possibile per tanti che scappano dalle loro terre per disparate ragioni di trovare una via di riscatto e di dialogo, non nascondendo però i problemi tutt’ora aperti e le necessità future di addivenire ad una pianificazione che risponda a un modello fondato certamente sui valori di civiltà.
“Potrà sembrarvi strano…l’esperienza vissuta all’interno del centro ha migliorato in maniera notevole il mio essere interiore poiché mi ha permesso di vivere a stretto contatto con fratelli provenienti da posti fra i più disparati e in possesso di un bagaglio personale dai risvolti spesso tragici. In quattordici mesi ho avuto il grande privilegio di ascoltare molte storie di questi poveri esseri umani, alcune direttamente dalla loro viva voce, altre de relato, accomunate tutte dallo stesso filo conduttore, che mi ha obbligato a riflettere a lungo su quelle posizioni semplicistiche che, oggi più che mai, vengono assunte con naturalezza, quasi come se il senso di umanità verso chi soffre fosse un rarissimo privilegio riservato a pochi eletti”.
La voce di Vitaliano Fulciniti ci indica un cammino esperienziale, ci fa comprendere in profondità e dal di dentro una problematica assai ampia e complessa, ma ben si può dire che “Dall’accoglienza all’integrazione” è un libro di testimonianza e di speranza, di ricostruzione intellettualmente onesta e di apertura verso un progetto chiaro che dia attuazione alla società di domani.
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