(Arv) Venezia 25 set. 2018 – E’ stato presentato oggi, a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, il libro del giornalista d’inchiesta Antonio Selvatici ‘La Cina e la Nuova Via della Seta – Progetto per un’invasione globale’.
Il Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, ha portato i saluti istituzionali, sottolineando come “oggi tra Pechino e l’Europa non ci sono più ostacoli come in epoche passate e le grandi vie carovaniere dell’antichità ritornano di attualità creando una nuova- antica mappa dei traffici, più lineare, e non solo per le esigenze cinesi. Mutuando un titolo di un film degli anni Sessanta, possiamo dire che la Cina è Vi- Cina, anzi, molto più ViCina di quanto non si pensi”. “Oggi – continua il Presidente – la nuova Via della Seta è presentata dal governo cinese come il primo passo per ‘rinforzare la connettività regionale e costruire un radioso futuro condiviso’: bisogna tuttavia vedere se questo futuro sarà veramente radioso ed effettivamente condiviso, oppure se ci darà un nuovo ordine che sarà radioso per alcuni, mentre i costi verranno condivisi da altri. Non vi nascondo, in tal senso, le mie personali preoccupazioni per il rischio di un espansionismo cinese che avrà delle incredibili ripercussioni anche negli equilibri geopolitici dei prossimi decenni, con impatti devastanti nella qualità e nei modelli di vita di noi tutti”. “Certo – osserva Ciambetti – ci sono anche delle grandi opportunità: Marco Polo e Venezia sono nomi studiati nelle scuole cinesi e, per la Cina, diversamente da quanto accade in altre realtà, la storia conta; facciamola quindi contare, anche se le mosse dei governi italiani, del recente passato, mi sembra non siano state particolarmente lungimiranti e, anzi, abbiamo fatto di tutto per nascondere questo antico e profondo legame tra il Veneto e la Cina, mettendo ai margini dei tragitti e delle rotte il Veneto. C’è chi in Europa ha lavorato per far passare la nuova Via della Seta a nord delle Alpi, almeno nei collegamenti ferroviari, e ci è riuscito, dimostrando che non esiste una visione unitaria dell’Europa da parte degli stessi Stati membri”. “A Venezia resta la grande opzione storica del proprio porto, il porto di Marco Polo – conclude Roberto Ciambetti – e questa carta a mio avviso va giocata, pur con l’attenzione di chi deve essere necessariamente prudente senza mai dimenticare che la nuova Via della Seta sta disegnando un nuovo mondo. Sta a noi scegliere, ora, se essere protagonisti di questo nuovo mondo, o diventarne succubi. La Via della Seta deve diventare un’opportunità per noi e non per i cinesi; dobbiamo assumere decisioni ponderate, dopo aver attentamente studiato e approfondito le questioni, pensando ai nostri interessi e non a quelli degli altri”.Così l’autore, Antonio Selvatici: “Presento oggi un libro, che è uno studio, una guida, ahimé l’unica, che cerca di raccontare il più grande e importante progetto di espansione e di conquista commerciale globale portato avanti dalla Cina, che si articola in due rami: uno terrestre e l’altro marittimo. E’ un progetto politico con cui la Cina mira a diventare uno Stato leader mondiale, attraverso la stipula di accordi bilaterali e infrastrutturali con i singoli Stati. La politica d’espansione cinese è una realtà con cui bisogna confrontarsi, comprendendo innanzitutto che la Cina è destinata ad affermarsi almeno come uno dei primi due paesi al mondo, se non il primo, in quanto ha progettualità, risorse economiche e rapidi livelli decisionali, ovvero ha una banca pubblica che finanzia, un’azienda pubblica che costruisce e un’altra, sempre pubblica, che gestisce, questo è il vero modello vincente della Via della Seta. Dobbiamo fare un salto culturale, partendo da una buona comprensione di cos’è la Via della Seta, di cosa i cinesi veramente vogliono da noi, per poi trattare con loro, da pari e non da subordinati. Venezia, in particolare, è il capolinea della Via della Seta in quanto i cinesi vogliono raggiungere l’Alto Adriatico al minor costo possibile, utilizzando le grandi navi. Ma la culla della Repubblica Serenissima non si merita certo un porto offshore, perché resta e deve restare una città d’arte e di cultura”.“Il rischio – conclude l’autore – è che si parli poco di questo argomento, senza raccogliere il contributo di tutti, sentendo solo alcuni punti di vista; c’è il rischio di non avere una cultura sufficiente per trattare con i cinesi ad armi pari, senza sudditanze, per fare con loro buoni affari. I cinesi sono forti, bravi, verranno qui con l’intento di conquistarci economicamente e noi dobbiamo capire cosa vogliono e qual è il progetto della Via della Seta, che non riguarda solo Venezia e il Veneto, ma tutto il mondo”.Renato Mason, Segretario CGIA di Mestre: “La Cina è in forte crescita, attualmente è la seconda potenza economica mondiale ma presto diventerà la prima, con un tasso di crescita, registrato negli ultimi trent’anni, che si attesta intorno al 10%, ed è destinata a recitare presto, lo dico con grande realismo, il ruolo di attore principale nella scena geopolitica mondiale, in quanto ha una governance diversa dalla nostra, sicuramente non democratica ma efficace ed efficiente. E’ quindi profondamente sbagliata la nostra scelta per cui lo Stato deve restare fuori dall’economia, perché dobbiamo comprendere come le Potenze mondiali prevedano tranquillamente gli aiuti di stato e noi, in questo modo, non possiamo giocare ad armi pari. Per affrontare in modo competitivo la sfida cinese, dico quindi: No ai pregiudizi ideologici, No ai inutili barriere (dazi) distorsive del mercato, non dobbiamo puntare sulla quantità dei prodotti, perché perderemo sempre, bensì sulla qualità del Made in Italy, soprattutto nel settore manifatturiero della piccola e media impresa; dico invece Si: a introdurre regole di reciprocità e di sviluppo sostenibile, Si a introdurre standard di qualità dei prodotti seriamente controllati, Si all’intervento strategico dello Stato in economia”.Pino Musolino, Presidente Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale: “La Via della Seta non è un itinerario, bensì un’idea che proietta la Cina come potenza mondiale. Almeno da 5mila anni la Cina si vede al centro dell’Universo e ora sta portando avanti un grande progetto di espansione e di neo imperialismo, con l’obiettivo di controllare i mercati per vendere i propri prodotti il più possibile, anche in Africa, allo scopo di mantenere alta la qualità di vita della classe media, condizione indispensabile, questa, per il mantenimento del potere da parte del Partito Comunista locale. Noi, come Europa, dobbiamo acquisire massa critica e portare avanti un livello europeo di contrattazione. Per affrontare la sfida cinese, dobbiamo innanzitutto avere la certezza di flussi costanti di traffico per poi analizzare bene cosa interessa a noi e avviare con la Cina trattative commerciali che si basino sulla reciprocità delle condizioni di investimento, garantite da normative chiare. Quanto alle grandi opere infrastrutturali, credo che potremmo benissimo finanziarcele da soli, in quanto chi è debitore perde poi fatalmente anche il controllo delle politiche strategiche nei confronti del soggetto con cui ha contratto il debito. Il porto di Venezia e gli investimenti che verranno fatti dovranno essere sostenibili dal punto di vista economico e ambientale”.
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