Salvatore Cardinale, Giuseppe Alberto Falci
Un giovane della Prima RepubblicaDal dopoguerra ad oggi tra i sogni, le vittorie e le sconfitte di una generazione
In questi giorni di revival della Prima Repubblica per il ventennale della morte di Bettino Craxi, chi è interessato a conoscere i meccanismi di quella stagione politica, ma soprattutto a comprendere che cosa significasse fare politica prima del web e dei social network, può trovare spunti interessanti leggendo il libro “Un giovane della Prima Repubblica, dal dopoguerra ad oggi tra i sogni, le vittorie e le sconfitte di una generazione”, edito da Rubbettino.
Si tratta dei ricordi di uno dei protagonisti della fase di passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, Salvatore Cardinale, intervistato da un giornalista attento e acuto come Giuseppe Alberto Falci, firma di Huffington Post. Un libro piacevole e interessante, con tante notizie sulla politica di qualche anno fa ma soprattutto su come venivano formati i giovani e come giungevano preparati agli incarichi politici. Un’intervista a tutto campo sulla storia di Salvatore Cardinale, partito dal movimento giovanile della Democrazia Cristiana, poi sindaco, poi deputato per 5 legislature e ministro delle Comunicazioni con i governi D’Alema e Amato.
Alla domanda se sogni di tornare al modello della Prima Repubblica, Cardinale risponde con realismo: “Non mi sono mai abbandonato alla nostalgia”. Al ritorno di “quel modo di fare politica, con i dovuti adeguamenti”, però, l’ex ministro guarda come un passaggio augurabile, per poter restituire davvero valore alla politica. Per Cardinale oggi i leader sono “dominus incontrastati della sorte dei loro parlamentari, con una conseguente perdita del loro potere anche nelle istituzioni”.
Senza voler mettere in discussione un’innovazione necessaria della politica degli ultimi anni, il ruolo dei leader come nuovo centro delle scelte al posto dei partiti, una riflessione su alcune distorsioni certamente andrebbe fatta, in particolare quando i leader non hanno dietro meccanismi democratici di legittimazione.
Divertente è il racconto della visita ufficiale del ministro delle Poste del Canada, che sarebbe poi diventata oggetto di un divertente articolo sul Corriere della sera. Cardinale racconta a Cesare Romiti e Paolo Mieli del Corriere della tensione che c’era stata nel suo staff prima dell’incontro, per le difficoltà di lingua e di traduzione e la necessità dell’interprete.
Quando arriva il ministro canadese, però, il ghiaccio si rompe subito. “Saluto il ministro con una stretta di mano – ricorda Cardinale – e questi si avvicina, mi abbraccia e mi dice: ‘Ciao paesà, sugnu agrigentino di Realmonte’. Fu sorpresa grande e piacevole che mi permise di parlare con il ministro Gagliano in stretto dialetto siculo”.
Quell’incontro diventa un’occasione per scoprire la storia di un emigrante siciliano self-made man, partito dalla provincia agrigentina senza niente, arrivato in Canada e messo a fare lo spalatore di neve, fino a diventare addirittura ministro dopo aver fatto tutta la carriera politica.
Il libro è ricco di episodi e racconti di questo genere, un modo per raccontare 50 anni di storia della Democrazia Cristiana e quindi del nostro Paese.
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