Per la collana La Politica di Rubbettino Editore, è da poco in commercio il volume “Lettera ai politici sulla libertà di scuola”, di Dario Antiseri e Anna Monia Alfieri: un appello in difesa della scuola pubblica paritaria per un sistema scolastico complessivo migliore.
Dario Antiseri è tra i massimi filosofi italiani. Ha pubblicato numerosi volumi occupandosi anche di pedagogia e scuola.
Suor Anna Monia Alfieri religiosa delle Marcelline, è membro della Consulta di Pastorale scolastica e del Consiglio nazionale Scuola della Cei, presidente Fidae Lombardia. Paladina del costo standard per studente e della libertà di scelta educativa delle famiglie, ha pubblicato numerosi saggi sul sistema scolastico italiano.
Di seguito vi proponiamo una recensione al volume “Lettera ai politici sulla libertà di scuola”, a cura di Luigi Corbella, Dottore commercialista esperto di terzo settore.
C’è ancora in giro, ne ho la prova, ho letto “Lettera ai politici sulla libertà di scuola”, qualcuno che quando si alza al mattino vive la giornata come una promessa di bene. Anche quando il giorno prima le delusioni sono state tante. Magari proprio lì, dove fa più male e meno ce lo si aspetta. Gli autori, Dario Antiseri, uno dei maggiori filosofi italiani, e Suor Anna Monia Alfieri, paladina della libertà di scelta educativa, d’altronde sono consapevoli che il talento va coltivato. E che riconoscimenti e frustrazioni, se queste ultime non sono troppe, si possono impastare a farne un buon pane. La relazione che intercorre tra fattori genetici e culturali, ambientali in senso lato, e successo sociale (che poi bisognerebbe intendersi bene su cosa vuol dire) è nota. Ed è chiaro che la scuola in questa partita gioca un ruolo fondamentale. In linea di principio, tutti, a prescindere dal posizionamento rispetto ai punti cardinali della politica, ne sono consapevoli. Poi è chiaro, questo sì dipende dai punti di vista, che la scuola può diventare un ottimo laboratorio per il lavaggio del cervello o una fucina, un terreno di coltura se vogliamo usare un termine che evochi il meno possibile le martellate, per una società migliore. E fin qui, ancora una volta, più o meno tutti d’accordo. Il problema è intendersi sui valori ai quali il modello di scuola deve ispirarsi. Qual è la società che la scuola deve concorrere a produrre, o a conservare, per il futuro? Se l’obiettivo sono libertà e tensione costante al miglioramento, è chiaro – Antiseri lo dice in modo semplice e colto, e non è un ossimoro – il monopolio certamente bene non fa. In un sistema pluralista gli autori della proposta culturale (social e motori di ricerca a parte) possono – è cosa buona e giusta – essere più d’uno. Che poi questo ruolo educativo oltre allo Stato lo vogliano giocare anche, o soprattutto, soggetti che a loro volta sono interessati al cervello (oltre che alle anime, magari) dei giovani può dare fastidio. E’ chiaro. La proposta di Antiseri, nella prima parte del libro, dopo l’inevitabile passaggio per la critica al monopolio, è proprio quella di provare a mettersi d’accordo sugli obiettivi piuttosto che sulle visioni di partenza. Ne guadagnerebbero, l’Autore ne è certo, tutti i soggetti coinvolti. Poi lo strumento con cui finanziare il pluralismo può essere benissimo il voucher o qualcosa di simile. Da qui, non a caso, riparte (alla carica) Suor Anna Monia Alfieri con la seconda parte del volume. I caratteri essenziali del testo restano chiarezza, semplicità e tratto molto documentato e colto degli spunti, sia quelli raccolti che quelli offerti. Si sublima, invece, la tensione emotiva, lo sforzo che l’Autrice, da autentica pasionaria, fa per convincere della bontà delle sue tesi. La partita è troppo importante, d’altronde, perché la politica se ne disinteressi. La scuola non può non essere una priorità dell’agenda politica. Anche quand’anche quell’agenda fosse dettata soprattutto da esigenze di consenso. Ci sta, la politica vive di consenso e non può prescindervi (lezione a cui molti non sono sfuggiti). Suor Alfieri sceglie intanto la strada di chi sa di viaggiare un po’ in direzione contraria. Lo fa con paziente dignità e tenacia. L’intuizione tecnica di questa parte del volume è che voucher e costo standard non solo non si escludono ma sono l’uno il presupposto dell’altro. Dove il costo standard è il capitale economico individuato (e costantemente soggetto a manutenzione e aggiornamento) per sostenere i fattori produttivi e di orientamento educativo che il voucher incorpora. La libertà di scegliere quale sia la scuola migliore per i nostri figli, infatti, ed è un po’ questa la conclusione dell’Autrice che salda le due parti del volume, è autenticamente tale non solo se, soggettivamente, può prescindere da barriere di accesso di tipo economico, ma se nel contempo, oggettivamente, è ambiziosa in termini qualitativi. E a me pare, a corollario implicito e a superamento di possibili equivoci, che qui sia evocata anche l’ulteriore libertà di posizionamento che le singole scuole, quelle paritarie in particolare, avrebbero nell’auspicato nuovo sistema
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