In tutte le democrazie avanzate, la libertà di scelta educativa rappresenta un valore irrinunciabile e imprescindibile. Questo è il tema trattato nel libro Lettera ai politici sulla libertà di scuola [Rubbettino, 2018], scritto da Dario Antiseri e Suor Anna Monia Alfieri.
Il testo sostiene una tesi tanto semplice quanto diretta: la competizione è una delle migliori forme di collaborazione. La concorrenza è data dalla libertà di proporre un’offerta formativa all’interno di un determinato contesto normativo e dalla possibilità, da parte dell’utenza, di scegliere l’offerta educativa che ritiene migliore all’interno di quel contesto. Purtroppo questo diritto è sostanzialmente negato in Italia, dove un sistema di istruzione monopolistico e statalista soffoca e sterilizza le migliori energie del paese.
L’incipit del libro è esplicito: «Sarebbe proprio tempo di farla finita con l’idea che è buono solo ciò che è pubblico; che è pubblico solo ciò che è statale; e che è statale solo ciò che è preda dei partiti» [p. 11]. In Italia, da qualche decennio, la colonizzazione delle strutture pubbliche da parte dei partiti ha creato un malinteso dannosissimo: pubblico coincide con statale e lo Stato è preda degli appetiti dei partiti, dei sindacati, delle organizzazioni parapartitiche e parasindacali.
Quello della scuola pubblica è un tema civile, prima ancora che politico, e come tale gli autori lo pongono. È un tema civile perché riguarda l’intera comunità civile, nel senso più ampio, perché dal destino della scuola dipende il destino del Paese.
Attraverso una interessante rassegna delle posizioni di importanti autori e intellettuali sul tema della libertà di scelta educativa e del rapporto tra scuola e Stato, emerge che il tema della libertà di scelta educativa è dirimente per il successo personale e per la crescita di una società civile matura rispetto alla capacità di autogoverno e critica nei confronti dei poteri costituiti.
Alexis de Tocqueville mostra come i corpi intermedi siano necessari alla riuscita dell’esperimento democratico, gravemente indebolito in Francia dalle tensioni postrivoluzionarie. La scuola, assieme alla grande rete delle associazioni, è l’istituzione più importante per lo sviluppo di una sana e forte democrazia. Anche autori come Stuart Mill, Russell, Gramsci esprimono perplessità verso una scuola di Stato che abbia il monopolio dell’educazione, perché il risultato sarebbe quello di creare individui omologati, non liberi e controllabili dallo Stato.
La libertà dell’individuo passa per la libertà di educazione, per la possibilità di scegliere un percorso formativo e una proposta educativa al di là dei vincoli ideologici o economici. Afferma la coautrice: «La libertà di educazione si realizza solo in presenza di un autentico pluralismo formativo» [p. 54]. Attraverso una serie puntuale di tabelle e di dati, Suor Anna Monia compara diverse realtà europee, mostrando che l’Italia è uno dei paesi che finanzia meno la scuola paritaria, in compagnia della Grecia; ma ancora più preoccupante è sapere che il 99% dei finanziamenti totali dedicati al comparto della pubblica istruzione sono per la scuola statale, situazione di gran lunga peggiore rispetto a Paesi come Francia e Svezia, spesso citati come modelli di laicità.
In questi paesi, il sistema delle scuole non governative è sostenuto da finanziamenti pubblici importanti. Il risultato del monopolio della scuola statale, che in Italia è arcigno, porta però a risultati molto scadenti in termini di qualità del servizio: siamo sistematicamente posizionati in fondo alle classifiche Ocse-Pisa per competenze acquisite, con differenze marcate tra le regioni: se Lombardia e Veneto sviluppano un’offerta formativa di livello europeo, Calabria, Sicilia e Campania si collocano in fondo alla classifica. È interessante notare però che in queste ultime è praticamente inesistente il sistema della scuole paritarie, mentre in Veneto e in Lombardia, grazie a politiche regionali più avvedute, la concorrenza tra scuole statali e paritarie ha portato ad un significativo miglioramento del servizio.
Come dunque uscire dal guado? Il testo propone una soluzione pratica: l’introduzione del costo standard di sostenibilità per allievo, un sistema di calcolo che permetterebbe di distribuire in maniera più equa i finanziamenti tra le scuole del sistema pubblico, contenendo gli sprechi e aumentando la qualità del servizio.
In conclusione, Lettera ai politici sulla libertà di scuola è un testo ben documentato, sicuramente da leggere per chiunque abbia a cuore le sorti del sistema pubblico di istruzione e che opportunamente pone il tema della libertà di educazione come tema civile che necessita di un impegno concreto, anche mediante l’azione politica.
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