dalla Gazzetta del Sud dell’8 Giugno
Si delinea come un variegato e illuminante viaggio storiografico attraverso le diverse e complesse tappe della modernità e della modernizzazione sociale, economica e culturale in Sicilia, oltre i pregiudizi e gli schemi storiografici, il recente volume del prof. Angelo Sindoni, ordinario di storia moderna dell’Università di Messina, dal titolo “Società precapitalistica e modernità in Sicilia” edito da Rubbettino, che è stato presentato all’audìtorium della “Gazzetta del Sud” in un incontro promosso dalla Fondazione “Bonino-Pulejo”, che ha visto gli interventi di Piero Orteca, giornalista e consigliere culturale della Fondazione, del prorettore vicario Emanuele Scribano e del prof. Franco Vermiglio, ordinario di Economia Aziendale. Orteca ha messo in evidenza come lo storico messinese riesca ad analizzare in modo approfondito i diversi caratteri, a tratti davvero innovativi, della modernizzazione in Sicilia, con argomenti ampi e poliedrici di grande respiro e interesse, che mostrano una visione storiografica a tutto tondo come nella migliore tradizione europea. Tra i temi trattati troviamo le confraternite, il culto dell’Ecce Homo nella Sicilia del’600, Modica in età moderna, riflessi della rivoluzione francese ed esiti giacobini nell’isola, e le figure religiose di Cusmano, Annibale Maria di Francia, il cardinale Guarino e Madre Majon e, simbolo di una Messina fervida e aperta. Se Scribano si è soffermato sullo stile dell’opera e sullaÂÂÂ scrittura chiara, accattivante, che affronta complessi problemi storici con un linguaggio accessibile al grande pubblico, Vermiglio ha analizzato uno degli snodi più significativi della Sicilia tra Otto e Novecento come il credito agricolo e le correlate casse rurali, osservando come ci fu un sostanziale equilibrio tra la raccolta dei depositi e il loro impiego, attivando una sorta di circuito “virtuoso” che favorì l’erogazione del piccolo credito nelle campagne. Nell’ultimo capitolo del volume troviamo un riferimento davvero sorprendente legato alla presenza di Cristoforo Colombo a Messina: secondo Sindoni, tra il 1473 il 1479, nei suoi intensi giri mercantili nel Mediterraneo al servizio delle famiglie genovesi Centurione, Spinola e Di Negro, il giovane navigatore genovese potrebbe essere approdato nel porto di Messina, nella città dal grande respiro internazionale e artisticamente vivace segnata dalla presenza del sommo Antonello. Colombo, osserva Sindoni, «navigava al servizio del mercante Cennirione che aveva un ramo nell’isola di Chio, nel Levante: Ritengo molto probabile che nei suoi viaggi periodici, si sia fermato a Messina, anche perché i mezzi di navigazione allora avevano scarsa autonomia ed erano costretti a scali nei porti di transito tra cui Messina, rotta obbligatoria per il Levante e per Chic)». Lo storico rileva come Messina registrasse fin dal Duecento una folta presenza di mercanti liguri e genovesi, tanto che esisteva in città la via Camulia (da Camogli) e si instaurò una confraternita “nazionale” genovese con al centro la chiesa di S. Cataldo e poi del Carmine sita a ridosso del Collegium gesuitico universitario.
di Sergio Di Giacomo
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