Da Il Quotidiano del Sud del 3 aprile
I 500 passi. Questa è la distanza tra la “Piazzetta della Libertà” dove cadde Giuseppe Malacaria, operaio comunista colpito da una bomba il 4 febbraio 1971 durante una manifestazione antifascista, e il portone dell’abitazione di Luigi Silipo, sindacalista iscritto al partito comunista, freddato da vari colpi di pistola la notte del primo aprile 1965. Ma facciamo un passo indietro.
L’Italia degli anni sessanta-settanta è stata segnata da eventi ancora oggi poco chiari. Terrorismo, rapimenti, attività illecite dei servizi segreti deviati, bombe scoppiate, omicidi occultati, incidenti avvolti nel mistero, attentati e scontri politici violenti in piazza.
La particolarità di tutto ciò è che nella maggior parte dei casi le indagini non hanno mai fatto luce sui fatti o peggio ancora, le risposte date alle istituzioni sono state in alcuni casi frutto di depistaggi volontari. Tra i misteri di quei tempi ne ricorre uno avvenuto per le strade della città di Catanzaro: l’omicidio di Luigi Silipo, napoletano di nascita.
In quella notte di primavera del primo aprile 1965 davanti la sua abitazione Silipo fu raggiunto da vari colpi di pistola calibro 7,65 mm. Quella notte il sindacalista uscì da una riunione di partito e tra i presenti vi era anche Franco Calamandrei padre a dire: «Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perchè lì è nata la nostra costituzione.» Ebbene, è lì che si sono incontrati uomini e donne liberi, è lì, sul portone di casa sua che si è voluto ricordare quei tragici momenti, è lì il luogo che ancora oggi rimane una ferita aperta per molti cittadini poichè il processo non riuscì mai a dare un nome ai colpevoli. Oggi a fare rivivere quei tragici momenti è stato un gruppo di scrittori calabresi, con il libro edito da Rubbettino Editore “Blocco 52 – Una storia scomparsa, una città perduta“. Alcuni passi sono stati letti da Giampaolo Negro e Annalisa Lamanna.
Alla serata chiamata “Sepolcri laici” erano presenti Valerio De Nardo del collettivo “Lou Palanca”, Emiliano Lamanna e Bruno Mirante dell’Associazione culturale “Venti d’autore” e infine, ma non per importanza, il nipote di Silipo, Luigi che commosso ha ringraziato tutti i presenti.
La morte di Luigi Silipo e di Giuseppe Malacaria rappresentano due tasselli di un mosaico amorfo, il cui esito è il frutto di un caos ordinato, stabilito e ben pianificato, un mosaico dove viene rappresentata la vittoria dell’antistato sullo Stato.
di Enea Rotella
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