Deputato e senatore per 7 legislature, membro segreteria e direzione Botteghe Oscure, morto a 2 giorni da centenario congresso Livorno.
La vita di Emanuele Macaluso si è interrotta alla vigilia del centesimo anniversario della nascita del Partito comunista italiano: quasi un segno del destino per lo storico dirigente della corrente riformista (o, come diceva lui, “migliorista”) che si era a lungo impegnato per riconoscere “le ragioni del socialismo”, per superare la traumatica scissione di Livorno del 21 gennaio 1921, quando la frazione comunista di Amadeo Bordiga, Antonio Gramsci e Umberto Terracini abbandonò il congresso del Psi.
Negli anni Ottanta, insieme a Giorgio Napolitano e Gerardo Chiaromonte, Macaluso – deputato e senatore del Pci per sette legislature, membro della segreteria e della direzione nazionale di Botteghe Oscure – avviò una riflessione politico-culturale, passata alle cronache con il termine di “migliorismo”, che teorizzava il possibile miglioramento dall’interno del capitalismo attraverso una serie di graduali riforme e praticando una politica socialdemocratica che privilegiasse il dialogo con il Psi.
Nato a Caltanissetta il 21 marzo 1924, figlio di un ferroviere, Emanuele Macaluso studiò all’Istituto minerario della sua città dove conseguì il diploma. Nel 1941 aderì clandestinamente al Pci e immediatamente dopo la Liberazione si impegnò nel movimento sindacale e nelle prime elezioni amministrative del 1946 fu eletto consigliere comunale di Caltanissetta e diresse la Camera del Lavoro sino al 1947.
Nel 1947 al congresso regionale della Cgil siciliana il leader sindacale Giuseppe Di Vittorio propose Macaluso, colpito dalla forza e dall’efficienza della Camera del Lavoro da lui diretta, alla carica di segretario regionale del sindacato, che mantenne fino al 1951. A causa del suo impegno sindacale Macaluso subì molti processi, uno insieme anche a Pio La Torre, per le occupazioni delle terre a Corleone in feudi controllati dal mafioso Luciano Liggio.
Eletto nel 1951 nel collegio di Caltanissetta deputato dell’Assemblea regionale siciliana, rieletto nel 1955 e nel 1959, nel 1956 entrò nel comitato centrale per poi passare nella direzione nazionale del partito (1960) e nella segreteria politica (1963, prima con Palmiro Togliatti, poi con Luigi Longo ed Enrico Berlinguer). Diresse la sezione di organizzazione del Pci, la stampa e la propaganda e successivamente del Mezzogiorno. Eletto deputato nel 1963, nel 1976 venne passò in Senato, mantenendo l’incarico parlamentare fino al 1992, quando, con la fine del Pci e la nascita del Pds, lasciò la politica attiva.
Macaluso ha intrecciato a lungo il suo impegno politico con quello di giornalista: dal 1946, collaborò con il quotidiano “La voce della Sicilia”, successivamente come editorialista dell'”Unità” e del settimanale “Rinascita”. Dal 1982 al 1986 ha diretto “L’Unità”, innovando il giornale organo del Pci e introducendo per la prima volta la satira con le strisce di Sergio Staino (Bobo) e successivamente con un supplemento, diretto dallo stesso Staino, “Tango”. Dopo la direzione dell'”Unità” si è prevalentemente dedicato al giornalismo: è stato per molti anni editorialista del “Giorno”, del “Gazzettino” di Venezia, della “Stampa”, del “Mattino” e del “Riformista”, che ha diretto tra il 2011 e il 2012.
I temi della crisi delle classi dirigenti e del sistema politico italiano, della giustizia, della sinistra, e della sua confusa identità, sono stati i temi affrontati con più continuità. Per trattare in maniera più sistematica questi temi nel 1995 aveva fondato la rivista “Le nuove ragioni del socialismo”, mensile da lui stesso diretto. Nel 2015 è stato insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Emanuele Macaluso ha scritto numeroso libri, tra i quali: “La mafia e lo Stato” (Editori Riuniti, 1971); “Togliatti e i suoi eredi” (Rubettino, 1988); “Andreotti fra la mafia e lo Stato” (Rubettino, 1995); “Da cosa non nasce cosa. Conversazione sull’unità della sinistra” (con Paolo Franchi, Rizzoli, 1997); “La mafia senza identità” (Marsilio, 1999); “50 anni nel Pci” (Rubettino, 2003); “Al capolinea. Controstoria del Pd” (Feltrinelli, 2007); “Leonardo Sciascia e i comunisti” (Feltrinelli, 2010); “Politicamente s/corretto” (con Peppino Caldarola, Dino Audino, 2012); “Comunisti e riformisti. Togliatti e la via italiana al socialismo” (Feltrinelli, 2013); “I Santuari. Mafia, massoneria e servizi segreti. La Triade che ha condizionato l’Italia” (Castelvecchi, 2014).
In vista del centenario del Pci, Macaluso con Claudio Petruccioli aveva appena licenziato le bozze di stampa del libro “Comunisti a modo nostro. Storia di un partito lungo un secolo”, che la casa editrice Marsilio pubblicherà il 18 febbraio (pagine 432, 18 euro).
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