Primo segretario generale dell’Istituto Affari Internazionali, dalla fondazione al 1969, ma soprattutto un autentico intellettuale europeo. Questo era Gerardo Mombelli, scomparso nel 2017 e ricordato in un volume che, per volontà della moglie Mirella e delle figlie Giulia e Livia, raccoglie gli interventi di saluto pronunciati da amici e colleghi nella commemorazione dell’ottobre 2017 promossa dalla Rappresentanza della Commissione europea a Roma e svoltasi allo Spazio Europa. Il libro, oltre che da Livia Mombelli, è curato da Massimo Teodori, che di Gerardo fu amico fraterno.
Dell’integrazione europea, Gerardo Mombelli è stato protagonista per tutta la sua vita: convinto europeista, funzionario a Bruxelles e a Roma, analista e studioso. Nato a Milano nel 1936, Mombelli inizia a interessarsi di politica mentre frequenta la facoltà di Giurisprudenza di Pavia, dove diventa presidente dell’Unione goliardica italiana e dell’Unione degli Studenti italiani. Dopo esperienze nel giornalismo, diventa segretario generale dello IAI, lavorando a fianco di Altiero Spinelli.
Da lì decolla l’impegno europeo: nel 1969, è nel gruppo del portavoce della Commissione a Bruxelles; poi è capo di gabinetto del commissario europeo alla Cultura e all’Ambiente Carlo Ripa di Meana; infine, è direttore dell’Ufficio di Rappresentanza in Italia della Commissione.
Un funzionario europeo, dunque, ma mai un burocrate: un campione di quella generazione che, uscita dalla Seconda Guerra Mondiale, intraprese la costruzione di un’Europa unita sotto gli stessi valori e ideali. Valori che gli europei di oggi sembrano avere dimenticato, ma che in realtà – come scrivono moglie e figlie di Mombelli – sono ancora vivi e presenti nel patrimonio culturale europeo proprio grazie agli uomini di quella generazione.
Oltre ai commossi ricordi di familiari, amici e colleghi – tra cui un contributo di Ripa di Meana, uno degli ultimi scrittii dell’uomo politico scomparso lo scorso anno -, il volume contiene una riflessione di Mombelli, “L’Europa di oggi”. Il breve saggio analizza come il modello di integrazione funzionalista di Jean Monnet – in cui l’integrazione economica aveva la precedenza su quella politica – abbia prevalso sul progetto di Europa federale auspicato da Spinelli nel Manifesto di Ventotene.
Per Mombelli, però, l’integrazione passa necessariamente per il consenso popolare, mentre al giorno d’oggi l’opinione pubblica è sensibile alle sirene di populisti e nazionalisti e anche le élites cosmopolite si riscoprono sovraniste, per colpa pure della politica di comunicazione culturale inadeguata di Bruxelles – Jacques Delors, con cui Gerardo Mombelli aveva lavorato, era stato l’unico a muoversi in tal senso.
Qual è dunque la soluzione ai problemi di integrazione causati da un’eccessiva attenzione agli interessi economici a discapito della costruzione di un’autentica unità politica? Mombelli propone la stessa soluzione di cui aveva parlato in Né Centauro né chimera, un libro scritto a quattro mani con Antonio Armellini, ambasciatore e in gioventù portavoce di Spinelli alla Commissione. Bisogna prendere atto che l’Unione europea è composta da due gruppi con diverse priorità: un’Europa del mercato unico, che comprende tutti gli Stati membri, e un nucleo più ristretto di Paesi che vorrebbero allacciare fra di loro legami politici più stretti. È dunque necessario, per Mombelli, riconoscere questa realtà per avviare una nuova dinamica di relazioni tra Stati membri, che riesca a “risvegliare l’Europa dormiente”.
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- media2000 2019.02.07
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