Camillo Ruini, Gaetano Quagliariello
Un’altra libertàContro i nuovi profeti del paradiso in terra
a cura di Claudia Passa
Un’altra libertà. Contro i nuovi profeti del paradiso in terra: titola così il libro, in uscita giovedì 20 febbraio per Rubettino, nel quale il cardinale Camillo Ruini e il senatore Gaetano Quagliariello dialogano attorno a vari temi fondamentali e di stringente attualità: dalla spiritualità, alla bioetica, passando per la politica e l’ambientalismo, e senza ovviamente tralasciare di parlare della condizione attuale della Chiesa.
Il Corriere della Sera e La Verità, nella giornata di martedì 18 febbraio, ne hanno rispettivamente pubblicato ampi stralci. Ne riportiamo qui alcuni passaggi salienti.
CATTOLICI NEL MONDO, MA NON DEL MONDO. AVENDO COME BUSSOLA I VALORI NON NEGOZIABILI
«La rilevanza pubblica oggi deve essere perseguita attraverso la convergenza dei cattolici sui valori fondamentali», secondo Ruini. Una considerazione, questa, cui Quagliariello aggiunge che, nei tempi recenti, l’idea di dare vita a un partito cattolico non ha trovato seguito, «e credo sia stato un bene». Prosegue quindi il cardinale: «Un passaggio molto importante nel rapporto tra religione e politica in Italia si è consumato nel 1995, quando Giovanni Paolo II, da Palermo, chiarì che la Chiesa non deve e non intende coinvolgersi con alcuna scelta di schieramento politico o di partito, ma che ciò non legittima una “diaspora” culturale dei cattolici – un ritenere cioè ogni idea o visione della vita compatibile con la fede – e nemmeno una facile adesione a forze politiche e sociali che si oppongano o non prestino sufficiente attenzione ai principi e contenuti qualificanti della dottrina sociale della Chiesa. Non dunque una scelta “partitica” ma una scelta da compiersi valutando i modi in cui vengono accolti o non accolti in concreto, nell’agire delle varie forze in campo, quei valori e contenuti antropologici, etici e sociali che sono essenziali per il bene della persona, della famiglia e della società e che fanno parte dell’insegnamento cristiano, ma anche della realtà, a tutti comune, del nostro essere di uomini. […] I principi non negoziabili, insomma, sono tali perché se si viene meno rispetto a essi si compromette l’umanità della persona».
I cattolici che operano in politica, il “mondo cattolico” e la Chiesa nel suo complesso devono lavorare uniti, prosegue quindi il cardinale su input di Quagliariello, altrimenti «i politici cattolici vengono a trovarsi isolati e privi del loro retroterra, mentre il mondo cattolico e la stessa gerarchia rischiano di abdicare a quello che è un loro preciso dovere, prima che un diritto; di rinunciare, cioè, a testimoniare con forza e chiarezza la verità umana e cristiana in materia di etica pubblica. Il risultato, purtroppo, è l’irrilevanza […]».
E tutto questo, anche alla luce delle nuove sfide dell’oggi: dall’ambientalismo, che punta tutto sul naturalismo e sul materialismo, all’ideologia gender e alle unioni civili (sul quale Ruini afferma di avere un giudizio «decisamente negativo»). Tutte ideologie che, nell’illusione di una presunta «libertà da vincoli esterni», negano anche la «libertà interna» e, in definitiva, si ritorcono contro l’uomo stesso e aprono le porte al nichilismo. Di fronte a questo, ribadisce il cardinale, va ribadito che «la nostra libertà è radicata nella realtà del nostro essere e quando va contro di essa diventa distruttiva, anzitutto di noi stessi».
PROGRESSO SCIENTIFICO Sì, MA SENZA PERDERE DI VISTA L’UOMO
Un altro pericolo odierno, prosegue quindi Quagliariello, è quello di «deificare la scienza» e di separarla dalla persona tanto da arrivare perfino a rischiare a che «si rivolga contro di essa». Infatti, «sul piano antropologico, l’impressione è che lo sviluppo della tecno-scienza non sia inteso come conoscenza e applicazione al servizio dell’uomo, ma come frontiera sempre più avanzata nella pretesa di rimuovere l’imperfezione, fino al punto di superare l’umano e giungere al post-umano».
Oggi, prosegue il politico, «si è cercato di sostenere che il confronto sia tra la scienza e l’oscurantismo». Non è così: a scontrarsi sono due concezioni della scienza, che per taluni ha un valore assoluto ed è votata al progresso, mentre per la fazione contrapposta deve essere funzionale alla persona e deve sapersi porre dei limiti e accettare l’imperfezione.
Considerazioni cui Ruini fa eco citando il filosofo francese Jean-Michel Besnier, laddove afferma: «È necessaria una massiccia presa di coscienza da parte della popolazione. Il fascino per le tecniche è il rovescio della medaglia di una disistima di sé e dell’umanità. Non si sopportano più la vecchiaia, la malattia e la morte, e tantomeno la casualità della nascita. Riconciliarci con la nostra finitudine, accettare le nostre debolezze… è il prerequisito per salvare l’umanità».
In tale ottica, prosegue il cardinale, c’è bisogno «di una bioetica forte, e di un’etica e una bioetica fondate su un’antropologia aperta e dinamica, ma a sua volta forte. È questo uno dei motivi per i quali diventa oggi sempre più necessaria quella collaborazione tra credenti in Cristo e persone comunque sollecite della conservazione e dello sviluppo, nell’attuale contesto storico, di un umanesimo autentico, della quale si è fatto promotore Benedetto XVI».
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