da Quotidiano Nazionale del 29 Maggio
OCCORRE più rispetto per il risparmio degli italiani che è la base del ciclo produttivo, premessa morale, civile ed economica dello sviluppo e dell’occupazione. Il risparmio degli italiani merita più rispetto perché frutto di lavoro, di etica della previdenza e lungimiranza, di uso parsimonioso ed efficiente delle risorse del popolo italiano, anche in contrasto con gli eccessi di spesa e l’enorme debito pubblico accumulato costantemente e progressivamente in circa mezzo secolo. Il risparmio degli italiani merita più rispetto perché ha sostenuto e sostiene gran parte del debito pubblico, limitandone la volatilità e lo spread e contribuendo al bilancio dello Stato perfino due volte poiché, quando investito in azioni, viene tassato dopo essere stato frutto di utili aziendali già tassati. Per superare una crisi così grave e lunga occorre innanzitutto indirizzare e favorire maggiormente il risparmio degli italiani verso gli impieghi più direttamente produttivi per le imprese e le famiglie. (…)
OCCORRE favorire un nuovo solido clima di fiducia che corregga le cause che in questi ultimi anni hanno parzialmente distolto il risparmio degli italiani da impieghi a medio e lungo termine, come le obbligazioni bancarie, indirizzandoli verso la liquidità e verso l’alto rischio, spesso su mercati lontani. Tutto ciò si realizza con la progressiva stabilizzazione del quadro economico ed istituzionale, ma anche e soprattutto con il deciso superamento del clima di incertezza instillato nelle famiglie e nelle imprese. Questo significa, quindi, impedire che la “fiducia” divenga facile vittima di retorica e di demagogia. (…)
E, quindi, ora di porre fine alla ingenerosa e preconcetta demonizzazione che cerca di scaricare ingiustamente sulle banche italiane responsabilità per una crisi economica che viene, anche geograficamente, da lontano e che insieme è affrontata tutti i giorni da imprese, banche e famiglie. Le banche italiane hanno rafforzato i propri capitali ricorrendo agli azionisti, razionalizzando le partecipazioni di ogni genere, rivedendo i centri di spesa. Le Banche italiane sono quasi le uniche in Europa a non aver ricevuto nemmeno un curo a fondo perduto da qualsiasi autorità pubblica (…) stanno, pertanto, sopportando un inedito e gravosissimo sforzo, ma continuano a sostenere l’economia italiana e mantengono un livello di prestiti complessivamente molto vicino al record di questi ultimi vent’anni e superiore alla raccolta
LE BANCHE italiane meritano, pertanto, ben maggiore rispetto ed apprezzamento per tutti gli sforzi che stanno compiendo. Le Banche italiane sono, quindi, divenute più solide, ma i margini di redditività sono ridotti all’osso, mentre la capacità di produrre reddito per le banche è indice disana e previdente gestione anche prospettica. Ciò non favorisce certamente la ripresa complessiva dei fattori produttivi dell’economia italiana poiché le Banche non sono una variabile indipendente (…)
OCCORRE un complessivo sforzo innanzitutto culturale per immaginare e costruire senza ritardi un futuro che tenga conto sia di scenari economici comunque con debolezze, sia delle più avanzate esperienze mondiali di evoluzione e competitività nel mondo bancario. (…)
Insomma, è necessario anche in Italia più rispetto per il risparmio inteso come virtù civile, esercizio della sobrietà degli italiani, strumento essenziale per la crescita e lo sviluppo individuale e collettivo, in un mercato ancorato a finalità morali, come indicato dalla dottrina sociale della Chiesa. Sottolineo il valore fondante dell’articolo 47 della Costituzione che dispone che “la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme …”, che i Costituenti vollero fosse scritto per porre una remora di natura costituzionale al ripetersi dei gravi disastri che l’Italia aveva subito in particolare nel trentennio precedente. Questi valori fondanti delle virtù civili ed etiche del risparmio sono di grande attualità e ancora una volta la nostra base fondamentale dei doveri e dei diritti di ciascuno, mostra a tutti noi la sua straordinaria modernità
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