Lo scandalo Facebook-Cambridge Analytica, come al solito archiviato dalla stampa generalista troppo frettolosamente, è solo l’ultima controversa vicenda, in ordine di tempo, che riguarda il tema dello sfruttamento delle “proiezioni digitali” delle nostre vite nello spazio cibernetico.
Come vengono raccolti e processati i dati che più o meno consapevolmente affidiamo alla “rete”? Da chi e per quali motivi sono raccolti? Perché lo spazio cibernetico è così cruciale per l’intelligence e come si contrasta tale attività quando è svolta da soggetti ostili? Queste sono solo alcune delle importanti questioni affrontate dal libro di Teti, uno studioso di grande esperienza nel settore sia dell’informatica sia dell’intelligence.
Dopo l’autorevole prefazione del professor Mario Caligiuri, uno tra i primi ad aver introdotto lo studio scientifico dell’intelligence, l’autore affronta con metodo gli aspetti sociali e psicologici della rivoluzione digitale in atto e i suoi riflessi sulle attività di intelligence. Nel secondo capitolo Teti descrive le principali teorie e gli strumenti utilizzati nell’ambito delle attività di cyber intelligence. La multidisciplinaritá è il fattore abilitante di tali strumenti, che in particolare si basano su principi che spaziano dalla statistica, alla psicologia, all’informatica, l’analisi matematica, la teoria degli algoritmi e altre materie ancora. Si tratta, quindi, di un argomento complesso e dalle potenzialità enormi.
Teti mostra come l’intelligence svolta nello spazio cibernetico possa offrire ai soggetti che la utilizzano la possibilità di capire, prevedere e influenzare i comportamenti umani, partendo dalla raccolta e dall’analisi dei dati liberamente reperibili nella dimensione cyber, in particolar modo attraverso i social media, o acquisibili anche grazie a tecniche di attacco cibernetico. Nel successivo capitolo, l’autore argomenta sulla Counter Cyber Intelligence, attività volta a garantire l’individuazione di azioni proattive finalizzate alla riduzione/azzeramento delle minacce informatiche, nonché all’attivazione di misure aggressive di attacco e indebolimento degli avversari. Infine, nel quarto e ultimo capitolo sono affrontati altri due temi cyber: cyber deception e cyber behavior. Nello specifico, partendo dalla citazione dell’ex direttore della CIA Panetta, secondo il quale “potenzialmente la prossima Pearl Harbor potrebbe benissimo essere un cyber-attacco”, Teti ci guida alla scoperta dell’arte dell’inganno declinata nell’era cyber. Successivamente, esplora gli aspetti psicologici del cyberspazio, con particolare riguardo alle modificazioni psicologiche e comportamentali che possono derivare dal vivere nel “mondo artificiale” come quelle, ad esempio, legate al fenomeno della propaganda cyber del terrorismo di matrice islamica.
Se ancora qualcuno non l’avesse ancora abbastanza chiaro, questa opera mostra come la nostra società sia stata sconvolta dall’avvento dell’era dell’informazione e, nel contempo, come lo sia stata anche l’intelligence. Se fino a qualche anno fa tale attività è stato appannaggio esclusivamente degli enti governativi, adesso è una capacità esercitata sempre più spesso anche da aziende e società private, istituti di ricerca e organizzazioni politiche, terroristiche e criminali. È un “incrocio”, quello tra cyber e intelligence, che offre enormi potenzialità ma che nasconde anche molti pericoli per la libertà dei cittadini e per la loro sicurezza.
In conclusione, si tratta di un libro che si presta ad essere sia studiato da chi si vuole accostare in modo professionale al mondo dell’intelligence sia letto da parte di chi desidera comprendere meglio l’attualità e vicende come quella del citato scandalo legato a Cambridge Analytica. Società peraltro fallita pochi giorni fa e che certamente è solo la “punta dell’iceberg” di un fenomeno dalle proporzioni difficilmente immaginabili.
Dopo aver letto questo libro, ogni volta che premerete su “mi piace” o che condividerete o commenterete un nuovo post come questa recensione, sarete consapevoli che voi stessi avete acconsentito che il social network a cui vi siete iscritti, consenta ad una terza parte di raccogliere i dati relativi a tale vostra attività. Magari da parte della casa editrice del libro recensito, al fine di ricavarne le previsioni sulle relative vendite, oppure da parte del servizio di intelligence di qualche stato, allo scopo di valutare quanto i cittadini italiani siano sensibili o interessati alla tematica cyber o, ancora, da qualche istituto di ricerca per elaborare statistiche sugli interessi dei lettori italiani. Chissà? Appunto… chi lo sa?
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