Il coronavirus si sta dimostrando il vettore politico di cambiamento più potente dell’ultimo ventennio e la divisione tra le democrazie occidentali e le autocrazie globali si sta rendendo sempre più marcata. Dal successo nella ricerca e nella cura, per il Covid o anche per future pandemie, dipenderà il nuovo posizionamento strategico, la capacità dei regimi e dei sistemi di essere attenti e competitivi su questa frontiera. Questo il parere di Gianluca Ansalone, Head of Public Affairs di Novartis Italia, autore del libro “Geopolitica del contagio”, edito da Rubbettino.
“Dobbiamo aspettarci quindi che questa competizione si giochi nei prossimi mesi e anni con tutte le armi disponibili, armi più o meno convenzionali, perché siamo in uno scenario marcatamente asimmetrico quando parliamo di sicurezza. Quindi la mobilitazione da parte di governi a livello globale è una mobilitazione generale, che va dalla capacità di resilienza civile e politica alla disponibilità di armi strategiche non convenzionali – si pensi al mondo della sicurezza cibernetica -, per mettere in difficoltà l’avversario e dalla propria parte guadagnare priorità e supremazia strategica”.
La Cina è stata il primo Paese a essere colpito dalla pandemia. Ora è il principale attore in questo tentativo di cambiamento degli assetti mondiali. All’orizzonte c’è una nuova Yalta e il pianeta sarà diviso da una nuova cortina di ferro.
“Che il mondo si avvii verso una nuova divisione di sfere d’influenza credo sia abbastanza chiaro da questi primi segnali. Dire che c’è una nuova Yalta significa che ci saranno nuovi strumenti come il vaccino, la scienza e la ricerca che rappresenteranno la nuova cortina di ferro. E in questa nuova configurazione ci sarà una competizione sfrenata, di tipo tradizionale e innovativa, sugli elementi più competitivi, più strategici”.
Le democrazie occidentali dovranno far riscoprire il valore della scienza soprattutto alle nuove generazioni. E dovranno essere capaci, in futuro, di non trovaarsi nella condizione di scegliere in maniera binaria tra un sistema democratico e uno autocratico. Per Ansalone, questa sarebbe la condizione peggiore per noi tutti. E allora, per evitare di trovarci di fronte a questa competizione, occorrerà rafforzare la tenuta delle democrazie.
“Abbiamo bisogno di dimostrare come collettività e come comunità occidentale che la democrazia può essere un’ispirazione in termini di valori, e questo è un punto fermo – non c’è alcun dubbio – ma può essere anche moderna ed efficiente a sufficienza per garantire inclusione sociale, prosperità economica, capacità di ricerca e innovazione. Lavorare su questi fondamentali, assieme a un rinnovato senso della comunità, un rinnovato senso di essere collettività, può ancora garantire all’occidente quel ruolo importante che gli spetta negli equilibri globali e alla democrazia una preferenza assoluta nei modelli politici, socio-politici e civili anche per il futuro”.
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