Alla scoperta della comunità ebraica di Messina: l’intervista a Giuseppe Campagna (normanno.com)

del 14 Febbraio 2021

Giuseppe Campagna

Messina Judaica

Ebrei, neofiti e criptogiudei in un emporio del Mediterraneo (secc. XV-XVI)

A poco più di due settimane dal Giorno della memoria – lo scorso 27 gennaio – abbiamo intervistato Giuseppe Campagna, attualmente cultore di Storia Moderna all’Università di Messina per scoprire la storia della comunità ebraica di Messina. 

Giuseppe è anche dottore di ricerca in Scienze Storiche, Archeologiche e Filologiche con una tesi su “Messina Judaica – Ebrei, Neofiti e Criptogiudei (secc. XV – XVI)” (diventato poi un volume edito da Rubbettino, Soveria Mannelli 2020): chi meglio di lui, quindi, può raccontarci un po’ di storia sulla nostra città?

«Il mio interesse verso la storia degli ebrei siciliani nasce grazie alla mia tesi di laurea sul quartiere palermitano del Cassaro nel Quattrocento. Tramite quelle ricerche rimasi affascinato dalla presenza ebraica in quel contesto e mi riproposi di studiarla anche per Messina».

La comunità ebraica a Messina

Le ricerche di Giuseppe Campagna sulla comunità ebraica di Messina iniziano nel 2014, per discutere la tesi nel settembre del 2018. «L’indagine – racconta Giuseppe – è stata basata su ricerche sul campo che in storia si svolgono principalmente sul materiale archivistico. La base del lavoro è stata l’indagine dei rogiti dei notai messinesi del Quattrocento e primo Cinquecento, unita all’esame della documentazione generale sugli ebrei siciliani, edita in alcune collezioni di fonti. I documenti sono stati poi ovviamente letti alla luce della storiografia prodotta sulla presenza giudaica nell’isola».

E cosa hai scoperto sulla comunità ebraica messinese? «Una comunità – continua Giuseppe – vivace e operosa, i cui membri erano attivi nei più vari settori dell’economia del tempo. Si trattava di un discreto numero di medici, di mercanti – in particolare di stoffe, di seta e di spezie – e di abilissimi artigiani (fabbri, orefici, conciatori). Particolare attenzione veniva rivolta da questa componente della società messinese alla macellazione della carne, alla viticoltura e produzione del vino, attività che dovevano rispettare ben precise e severe regole rituali (kasherùt).

Una storia che sembra finire nel 1492, quando i Re Cattolici – dopo aver conquistato Granada – decretavano l’espulsione da tutti i loro domini, tra i quali la Sicilia, di quegli ebrei che non avessero accettato il battesimo. Tanti partirono alla volta della vicina Calabria e dei restanti territori del Regno di Napoli, dei domini pontifici e dell’Impero ottomano.

Un buon numero però, pur di non lasciare la propria terra accettò di convertirsi, spesso solo in maniera di facciata, e restò così in città. Questo primo nucleo di “neofiti” fu arricchito da un altro contingente di profughi che rientrarono dai territori napoletani dopo la “calata” di Carlo VIII e l’espulsione ebraica decretata da Ferdinando il Cattolico nel 1510. Le vicende di questi ebrei convertiti si legano alla storia dell’Inquisizione spagnola in terra siciliana in quanto finiscono ben presto per essere processati per cripto-giudaismo.

Si tratta di una gran numero (181 unità) che danno a Messina il triste primato di prima città siciliana per neofiti condannati ma che testimoniano, allo stesso tempo, una loro presenza numericamente importante».

I luoghi della comunità ebraica messinese

Lo studio di Giuseppe è scrupoloso e appassionato. Ma quali erano i luoghi della comunità ebraica messinese? «Gli ebrei – dice Giuseppe Campagna- dimoravano prevalentemente in un quartiere, la Judaica, che le fonti ci permettono di ubicare a ridosso delle mura meridionali della città, dove si apriva anche l’omonima porta ed erano localizzati i macelli.

In quest’area, dove vivevano anche cristiani, sorgevano le strutture più importanti della comunità: la sinagoga – detta meschita – e il miqweh, il bagno rituale in cui gli ebrei, in particolare le donne, si purificavano».

L’integrazione

La minoranza ebraica, dalle ricerche di Giuseppe Campagna per il suo dottorato all’Università di Messina, era integrata con il resto della comunità messinese.

«Certo non mancarono momenti di turbamento – in realtà pochi rispetto ad altri centri isolani – ma in generale la convivenza tra ebrei e cristiani peloritani non conobbe tragici momenti come quelli del 1474 a Modica e Noto.

Anche la permanenza dei neofiti in città non sembra avere avuto particolari problemi tranne quelli dovuti a un fattore esterno come l’Inquisizione spagnola».

Le famiglie messinesi

La curiosità per questo argomento è tanta, perché ci permette di scoprire un’altra Messina. Ma esistono ancora componenti di queste famiglie? «Questo è un quesito che ha una doppia risposta! Se intendiamo componenti di quelle famiglie rimasti ebrei posso dirti di no, ma allo stesso tempo, come accennavo prima, molti restarono convertendosi e cambiando nome e cognome. Col tempo si perse anche la coscienza delle ascendenze ebraiche e quindi ti posso dire con certezza che ognuno di noi potrebbe essere un loro discendente».

Sapere è potere

Probabilmente pochissimi conoscono questa fetta importante della storia di Messina, perché? «Credo che il motivo sia legato al fatto che quando pensiamo alla storia ebraica la nostra mente va principalmente alla Shoah.

Questo è un bene perché ci permette di rammentare il male di certe teorie però, allo stesso tempo, polarizza l’interesse lasciando altri argomenti all’attenzione di una ristretta cerchia di addetti ai lavori o appassionati».

Ma ancora perché è importante non dimenticare? «Quello che è venuto fuori da queste ricerche è la storia di una buona convivenza tra ebrei e cristiani. Credo che questa sia una lezione per il futuro, un insegnamento che va ben tenuto a mente nei rapporti tra noi e chi ci sta attorno».

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