A margine della recente presentazione a Palazzo Galli – Banca di Piacenza del libro «Virus totalitari, l’Occidente non si senta immune» di Dario Fertilio, giornalista del Corriere della Sera Editore (Rubbettino editore, Collana: Zonafranca, pagine 210), pubblichiamo le riflessioni di un nostro assiduo lettore.
Quando Lenin mise insieme soviet ed elettrificazione e riuscì a fare la rivoluzione comunista, un compagno gli osservò: «Ma questa è una carneficina». Il capo dei capi non si scompose e rispose con una frase rivelatrice passata giustamente alla storia: «La rivoluzione non è un pranzo di gala: per fare la frittata bisogna rompere le uova». Nel Novecento le uova – cioè donne, uomini, bambini, ebrei, zingari, borghesi, diversi, avversari, nemici, stranieri, infedeli, impuri e puri e purissimi – sono state rotte a milioni ma la frittata della società degli eletti, degli illuminati, dei proletari, dei veri, dei giusti, dei migliori non è mai riuscita. Perché? Perché il sapere del cuoco rivoluzionario che sa di dover rompere le uova per fare la frittata della Verità e del Bene è falso. Ecco perché si sbaglierebbe se si pensasse che il virus totalitario appartiene al passato: essendo un mascheramento, un’impostura, un inganno che genera autoinganno, il morbo totalitario riguarda la contemporaneità che se vuole sopravvivere deve alimentare e irrobustire anticorpi per debellare il virus. Dario Fertilio nel suo ultimo libro ci fornisce una «guida per riconoscere un nemico sempre in agguato». Le tre forme storicamente più rilevanti di ideologia totalitaria sono il comunismo, il nazionalsocialismo e l’islamismo. Tra loro hanno differenze di ordine sociale e storico, ma questo è scontato, mentre è utile evidenziare che hanno dei caratteri comuni che appartengono al dramma totalitario. Uno di questi caratteri è il Nemico. Il virus totalitario ha sempre bisogno di nemici da epurare, sia fra gli infedeli stranieri sia tra i propri sudditi. Come? Alla solita maniera: istruendo processi ed esecuzioni, con il solo scopo reale – dice Fertilio – di mantenere acceso il «forno fusorio» e di alimentare continuamente lo stesso processo di sviluppo totalizzante come se fosse un «fuoco sacro». Se questo è possibile è perché la falsa mente totalitaria ritiene di aver risolto o conosciuto l’impossibile: la realizzazione della natura umana e il possesso dei fini ultimi dell’esistenza. In altre parole, la mente totalitaria – il Capo, chiunque esso sia: Lenin, Hitler, Stalin, Pol Pot, Khomeini, il Califfato – sa come gli uomini, tutti gli uomini (anche voi) devono unicamente e necessariamente vivere. Chi si sottrae a questa presa del potere-verità è semplicemente uno che non sa quel che dice e che fa e, quindi, può essere annientato senza scrupoli giacché la sua stessa soppressione è parte della manifestazione della vera natura umana. Come si può capire, e come fa capire bene Dario Fertilio nella sua «guida», il totalitarismo è una forma di camuffamento e di autoinganno, proprio perché mette insieme ciò che insieme non può stare se non in modo molto ma molto misurato: Verità e Potere. Invece, il totalitarismo li stringe come in una camicia di Nesso fino a farne una ideologica morsa letale che non viene smentita dai suoi ideologi, fedeli, adepti neanche quando la verità viene di nuovo a galla e mostra errori e orrori dei regimi totalitari.
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