Tra la scienza e la vita: l’itinerario filosofico di Georg Simmel
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Tutta la produzione di Georg Simmel chiama i suoi interpreti a rispondere preliminarmente ad un interrogativo: esiste e, se esiste, quale è l’interesse primo che guida Simmel nella trattazione di questioni di natura apparentemente
Tutta la produzione di Georg Simmel chiama i suoi interpreti a rispondere preliminarmente ad un interrogativo: esiste e, se esiste, quale è l’interesse primo che guida Simmel nella trattazione di questioni di natura apparentemente tanto diversa? Inoltre, una volta individuato il suo centro d’interesse, è possibile parlare di un organico dispositivo concettuale a proposito della strategia interpretativa che questo pensatore predispone e utilizza nella considerazione dei problemi etici, estetici, sociologici, culturali sollevati dalla propria epoca? Se l’indagine simmeliana è una riflessione filosofica sul proprio tempo, la possibilità di mostrane la coerenza di fondo è connessa nella nostra prospettiva alla verifica della modalità in cui il filosofo berlinese è interprete della crisi della propria epoca. Date queste premesse, allora si tratta di interrogare Simmel con l’intenzione di rendere esplicita la modalità specifica in cui egli risponde alla questione sollevata dalla dissoluzione del sistema hegeliano; nella prospettiva di indagine che qui proponiamo, l’interesse primo di Georg Simmel, la traccia di fondo del suo intero percorso di pensiero, è la ricerca costante di una ricomposizione della frattura tra pensiero e vita e, al loro interno, tra soggetto e oggetto in un orizzonte di cui si vuole accertare il senso; detto in altri termini, in questione è la verifica della possibilità di coniugare le esigenze di rigore di un pensiero scientifico che ormai ha abbandonato ogni riferimento valoriale con la pretesa di valore avanzata da ciò che eccede lo schema della razionalità strumentale, ciò che nel linguaggio simmeliano è “Vita”.