Tornacontisti, cacadubbi, panciafichisti
Mito e realtà della guerra a Cosenza (1940-1945)
Cartaceo
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Il fascismo in provincia, Populismo, opportunismo, falsa retorica e trasformismo. Tutti sul treno del vincitore ma pronti a scendere alla prima fermata se le cose vanno male. Il caso di Cosenza non dissimile da
Il fascismo in provincia, Populismo, opportunismo, falsa retorica e trasformismo. Tutti sul treno del vincitore ma pronti a scendere alla prima fermata se le cose vanno male. Il caso di Cosenza non dissimile da tanti altri. Durante la guerra – scrive Giovanni Sole – i gerarchi cosentini lamentavano che, mentre i soldati combattevano fino all’estremo sacrificio per la grandezza della Patria, molti borghesi cacadubbi, panciafichisti e tornacontisti, aspettassero gli eventi pronti ad aggregarsi ai vincitori. I pochi antifascisti non avevano il coraggio di palesare le proprie idee, si nascondevano dietro le persiane, ascoltavano le radio nemiche e sognavano di scendere in piazza al seguito di un battaglione sovietico o inglese!
I caporioni fascisti, che si autodefinivano uomini senza macchia e senza paura, pronti ad immorale la vita per la rivoluzione fascista e per la vittoria, alle prime bombe sganciate dai quadrimotori nemici, però, si rifugiarono nelle campagne e allo sbarco in Calabria degli anglo-americani si nascosero, si diedero precipitosamente alla fuga o fecero il salto della quaglia. Sconfitti e accusati di aver contribuito alla ovina dell’Italia, furono tutti riconosciuti colpevoli dalla Commissione per l’epurazione ma condannati solo alla sospensione per due anni dei diritti elettorali passivi e attivi. In nome della pacificazione nazionale furono poi amnistiati e la tremenda guerra che aveva portato miseria, fame, sofferenze e lutti fu dimenticata. Un libro documentato, amaro e ironico, tra ricerca storico-antropologica e pamphlet.
Una riflessione sul comportamento degli italiani, colti in un momento cruciale della storia.