Teologia sociale e questione antropologica
Fondazione ecclesiologica della diaconia politica
Prefazione di Natale Colafati
Cartaceo
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L’autentica interferenza o correlazione tra la fede e la diaconia politica è impresa difficile che esige rigore, mediazione, coerenza; è un’impresa sempre da riprodurre, da rinnovare, soprattutto nella svolta epocale che stiamo vivendo e
L’autentica interferenza o correlazione tra la fede e la diaconia politica è impresa difficile che esige rigore, mediazione, coerenza; è un’impresa sempre da riprodurre, da rinnovare, soprattutto nella svolta epocale che stiamo vivendo e che apre scenari nuovi e imprevedibili. Il presente lavoro vuole approfondire l’esigenza di fondare teologicamente che l’impegno temporale, che la Chiesa svolge nel mondo, rientra nell’assenza della sua missione e, di conseguenza, che essa ha diritto a esercitare la funzione diaconale anche nell’ordine politico. Infatti la teologia, in quanto riflessione critica, alla luce della Parola accolta nella fede, della prassi storica e, pertanto, della presenza dei cristiani nel mondo, dovrà aiutare a vedere come si stabilisce la relazione fede-politica; politica intesa come mediazione socioculturale della diaconia fidei che si fa promotio iustitiae. Deve quindi dimostrare che l’impegno temporale – che la Chiesa svolge in tutti i suoi membri, anche se in forme diverse – è costitutivo della missione per la salvezza dell’uomo e che la vera incarnazione della diaconia politica è la “dottrina sociale della Chiesa”, che è “parte integrante” dell’opera di evangelizzazione della Chiesa e, più specificamente, “mediazione” della salvezza di Cristo per l’ordine temporale. Il muoversi del cristiano nella società è allora un dovere di “evangelizzazione” per il completo e reale progresso della persona umana; la società è il campo dove egli è chiamato a realizzare l’inculturazione evangelica, cercando di promuovere qualitativamente il vivere di colui che Dio ha creato a sua immagine. L’urgenza che il cristiano vede profondamente incarnata nella storia, che è la vera necessità dell’uomo del suo tempo, e la carica escatologica che gli deriva dalla fede cristiana, che tende al regno di Dio, devono provocare in lui il desiderio di imitazione dello stile del suo Dio salvatore e una capacità critica radicale di fronte alla società. E allora nessuna situazione può essere estranea all’impegno del cristiano e l’intera società diviene il campo primario della sua testimonianza. La cristianità potrà, così, scoprire il terreno politico come il luogo della responsabilità della fede e della vita di speranza e scegliere liberamente e per la libertà, preoccupata solo della carità come suo massimo obiettivo per fare “nuove tutte le cose” nel “già” e “non ancora” del regno di Dio.
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