Storia del pensiero filosofico in Calabria da Pitagora ai giorni nostri
a cura di Mario Alcaro
Cartaceo
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«Visto che questo saccente chiama ora Bruzio e ora Calabrese Telesio in tono spregiativo, sappia che la Calabria per eccellenza e antichità si distingue sopra quasi tutte le regioni e che nei pressi di
«Visto che questo saccente chiama ora Bruzio e ora Calabrese Telesio in tono spregiativo, sappia che la Calabria per eccellenza e antichità si distingue sopra quasi tutte le regioni e che nei pressi di Reggio, Ascenez, nipote di Noè, cominciò ad abitarla per la fertilità del sito. Ausonia essa fu detta per l’abbondanza di ogni bene, come oggi Calabria suona copiosa regione, e ancora Enotria, Morgezia, Sicilia, Magna Grecia per distinguerla da quell’altra Grecia, cui questa per ogni riguardo sovrastava. Ed anche fu detta Italia, sicché da lei l’intera Italia, parte d’Europa, ha preso nome, e Brettia dal nome speciale d’una sua parte, dove sorge Cosenza, non Bruzia, che taluni immaginano derivare da una razza d’uomini bruti ivi un tempo raccolta, come qui sembra interpreti questo filosofastro ignorante. Su certe antiche monete si vede scritto in greco Brettion, e v’è inciso un grifone con l’elmo e trofei di vittoria. Tutte le discipline, tutte le scienze umane, fiorirono tra i Calabresi, e quelle che ora circolano per le scuole da essi hanno avuto origine. Platone infatti e il suo discepolo Aristotele furono allievi dei Calabresi, o meglio Aristotele lo fu di Platone, che in Calabria venne ammaestrato e apprese ogni cosa da Timeo, Euticrate e Arione, tutti locresi. E Filolao da Crotone ammaestrò Archita di Taranto e Platone stesso, che molto apprese altresì da Ipparco, astronomo di Reggio, da Ippia e da Taeteto; tutto ciò che Aristotele ha di buono l’ha appreso da Platone, e questi a sua volta da quei Calabresi. Anche Pitagora fu calabrese e da lui derivarono tutte le scuole filosofiche: quando la sua setta fu potente a Crotone, da tutto il mondo convenivano a lui filosofi e sovrani, e dopo la sua morte, prosperò a Locri e a Reggio sotto diversi capi, in un’epoca in cui innumerevoli filosofi e donne di rara sapienza, tutti autori di molteplici opere, fiorivano per l’intera regione.»
Tommaso Campanella, Philosophia sensibus demonstrata
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