Rudolph J. Rummel

Stati assassini

La violenza omicida dei governi

a cura di Stefano Magni

Cartaceo
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«Il potere uccide; il potere assoluto uccide assolutamente». Questa constatazione di Rudolph J. Rummel è centrale nel suo libro più importante, un autentico “classico del Novecento, sul Novecento”: gli Stati, massimo vertice storico della

«Il potere uccide; il potere assoluto uccide assolutamente». Questa constatazione di Rudolph J. Rummel è centrale nel suo libro più importante, un autentico “classico del Novecento, sul Novecento”: gli Stati, massimo vertice storico della concentrazione-centralizzazione del potere, sono “industrie del massacro”, se è vero che nel xx secolo hanno ucciso, non in guerra, circa 174 milioni di persone e di propri cittadini. Questa cifra sconosciuta, ma ricavata con rigorosa metodologia empirica, equivale a più di quattro volte le perdite umane di tutte le guerre del Novecento.
È il ‘democidio’, uccisione intenzionale e a sangue freddo di persone disarmate da parte dei governi, studiato qui nei 14 regimi che nel “secolo dello Stato” hanno ucciso da soli più di un milione di uomini, la chiave di volta per comprendere la natura del Leviatano statale e la sua incomparabile pericolosità, evidente quando può dispiegare la sua coerenza di monopolista della violenza e di produttore di ‘ordine’ interno.
Lungi dall’essere un “riduttore di rischi” e uno strumento per salvaguardare la vita umana, è invece un killer che secondo Rummel va giudicato per gli assassini di massa commessi, con lo stesso metro morale applicato alla gente comune.
Questo studio impone con le sue cifre drammatiche un modo nuovo di considerare il potere e la realtà dello Stato moderno e fa indirettamente notare la responsabilità di coloro che, scienziati, giuristi o ideologi, promuovono l’espansione del potere statale (e la sua esportazione nel mondo), nell’illusione liberale classica del tardo xix secolo che sia addomesticabile, controllabile e non finisca per provocare milioni di vittime innocenti.