Spazi e linguaggi “di moda”
Ricerche sull'homo vestiens
Cos’è che rende Moda la moda? Di certo le straordinarie capacità creative e innovative di maison, grandi e piccoli marchi, geniali sarti e stilisti, sapienti mani e super attrezzati laboratori. Altrettanto rilevante la costruzione
Cos’è che rende Moda la moda? Di certo le straordinarie capacità creative e innovative di maison, grandi e piccoli marchi, geniali sarti e stilisti, sapienti mani e super attrezzati laboratori. Altrettanto rilevante la costruzione linguistica che, dalle cartelle-stampa delle sfilate e dalla pubblicità, si dipana attraverso una miriade di spazi testuali iconico-verbali. A confezionarli insieme in un’unica stoffa arlecchina, che assembla neologismi e bislacchi amalgami, esotismi ed eco-tecnicismi, perle retoriche e colloquialismi, la nostra stupefacente capacità di rappresentazione concettuale del mondo. È per questo che un nastro di seta e tulle, intrecciato con perline e strass, in copertina sembra evocare un paesaggio, mentre capovolto rivela i tratti di un viso. Le diverse potenzialità combinatorie di questo genere di imbastiture e fili discorsivi, però, non seguono qui un criterio estetico, quanto la necessità di cominciare a inventariare forme e norme della grammatica spazio-cognitiva dell’arte di abbigliarsi.
Indice
Premessa
Spazi, linguaggi e identità o di un trinomio reversibile
1. Le coordinate diacroniche
1.1. Le tre fasi comuni della testualità
1.2. Il cambiamento del paradigma tra parola e immagine: da Vecellio ai tweet di oggi
1.3. Il giornalismo di moda come oggetto di ricerca linguistica: gli spazi sociali gender marked
1.4. Spazi in diamesia per una tipologia delle varietà: parlare di moda in TV
2. Confini e isoglosse: per una storia dei lessici di moda
2.1. L’importanza di arrivare da lontano: dal francese all’inglese e ritorno
2.2. Oltre il campo semantico: dal tessuto alla cucina
2.3. La questione dei forestierismi
3. Come il linguaggio struttura l’abbigliamento
3.1. La grammatica cognitiva della moda
3.2. Le operazioni
3.3. THINGS di moda: estensione, intensione e nuove proprietà
3.4. La retorica della moda tra motivazione e arbitrarietà
3.5. Per una ontologia leggera e alla moda
4. Spazi testuali e imagery “di moda”
4.1. Fra trame, orditi e didascalie
4.2. I cataloghi di vendita per corrispondenza
4.3. Funzioni e visioni dell’abito che racconta: le fiabe popolari italiane
4.4. Per il verso giusto e le note di colore non cromatiche
4.5. Il giornalismo tra banalizzazione e overspecification: il corpus FLaSC3
5. Tra i flutti del web: il FLaSC3 Dictionary
5.1. Metodo, criteri e finalità del prototipo
5.2. Il FLaSC3Dic: un exemplum
5.3. Gli spazi di apprendimento/insegnamento: la questione delle multiparole
6. Una conclusione
6.1. Moda, parole e mente
7. Bibliografia