Schiavi della visibilità
Basta osservare un bambino per accorgersi che il bisogno di “visibilità” è innato quanto il bisogno di affetto. Ma, nel nostro tempo, questo bisogno è diventato una ossessione fino a trasformarsi in una vera
Basta osservare un bambino per accorgersi che il bisogno di “visibilità” è innato quanto il bisogno di affetto. Ma, nel nostro tempo, questo bisogno è diventato una ossessione fino a trasformarsi in una vera e propria patologia: siamo diventati “schiavi della visibilità” fino a perdere ogni valore, pudore, vincolo. Le nuove tecnologie della comunicazione hanno esaltato questo bisogno, hanno creato un nuovo modello di vita che sta generando una mutazione antropologica. Tra iperconnessione e lotta per la visibilità c’è un nesso forte, un intreccio perverso che ci porta a vivere in altre coordinate spazio-temporali. Possiamo arrenderci al fatto che pensiamo di esistere, di valere, di avere un ruolo nel mondo o nella storia, solo quando siamo “visibili”? E’ rivolgendo lo sguardo al mondo degli “invisibili”, ai soggetti sociali che lottano per uscire dai sotterranei della storia, che possiamo ritrovare l’essenza della nostra umanità. E’ questa la sfida che gli intellettuali, gli artisti, i giornalisti, non possono non assumersi nella nuova era in cui siamo entrati.