Riflessi del ‘900
Cinema, avanguardie, totalitarismo (1895-1945)
Cartaceo
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«Nel XIX secolo la storia prende il posto di Dio nell’onnipotenza sui destini dell’umanità, ma è solo nel XX secolo che appaiono le follie politiche nate da questa sostituzione». Con queste parole François Furet
«Nel XIX secolo la storia prende il posto di Dio nell’onnipotenza sui destini dell’umanità, ma è solo nel XX secolo che appaiono le follie politiche nate da questa sostituzione». Con queste parole François Furet descrive l’onnipotenza rivoluzionaria materializzatasi nel totalitarismo novecentesco. Tra i vari agenti della rivoluzione dobbiamo certamente ricordare la funzione esercitata dalle immagini cinematografiche. Diceva Lenin che il cinema è il treno della rivoluzione, l’arte più forte. Mussolini è dello stesso avviso e di suo pugno scrive: «il cinema è l’arma più forte». Hitler, salito al potere, affiderà a Joseph Goebbels il compito di finanziare largamente (e naturalmente controllare) la cinematografia.
Il cinema negli anni Venti è lo strumento di espressione e di provocazione artistica delle avanguardie: futuristi, espressionisti, dadaisti, surrealisti in special modo, utilizzano le immagini come un pugno nello stomaco da sferrare alle convenzioni dell’arte borghese del proprio tempo. Nel decennio successivo la“settima arte” si mette al servizio della rivoluzione, diventando formidabile arma di comunicazione e di propaganda dei regimi totalitari. L’arte nuova nata dal sogno dei fratelli Lumière diviene così, in un brevissimo arco di tempo, il migliore strumento per raccontare uno degli snodi più complessi e drammatici del XX secolo, rappresentato dalla rivoluzione e dal totalitarismo.