Ricostruzione
a cura di Ivan Rizzi
Cartaceo
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Genialità e saggezza di una popolazione non sono sintetizzabili in vitro da alcuna leadership politica, vale lo stesso per la creatività capillare della fattività italiana raccolta anche dalla intraprendenza della PMI e dalla
Genialità e saggezza di una popolazione non sono sintetizzabili in vitro da alcuna leadership politica, vale lo stesso per la creatività capillare della fattività italiana raccolta anche dalla intraprendenza della PMI e dalla competenza del lavoro. Lo sapeva bene la cultura politico amministrativa del Dopoguerra che ebbe il massimo rispetto per l’iniziativa privata nella delicata ricostruzione delle basi produttive, guardandosi dalla presunzione tecnocratica di imporre dall’alto la sua legittimità. Chi può ipotizzare il futuro è solo chi lo sta creando. È la facoltà di preparare le condizioni per l’avvento di ciò che non è ancora. È davvero la vocazione della libera intraprendenza di “artisti mancati” come Keynes chiamava l’imprenditoria. È la nostra stessa cultura, divenuta universale, che consiglia di preparare in tempo il divenire per difendere il bene o benessere. Si vis pacem para bellum. Non si vuol credere che il pane quotidiano è dato dalla maestria nel qualificare il lavoro. Ce ne siamo accorti nei lockdown già dalla prima ondata pandemica. In piena incertezza il luogo di lavoro si è rivelato il rifugio dove poter ricominciare a vivere. A volte il rifugio è franato, il lavoro si è precarizzato o uberizzato, ma si è capito che il resto, persino la famiglia può entrare in crisi senza un degno riscontro nella tenuta del lavoro. L’interesse nazionale è un principio di qualificazione delle differenze del mondo. Si deve pensare che questa qualificazione sia anche un principio morale, l’identità del Paese è il suo posizionamento culturale nel mondo e il suo status. Ma non è possibile che la ragione pratica, la ragione che arrovella le nostre leadership produttive, sia la sola a progettare il medio-lungo tempo, cioè la possibilità di successo o di rovina del Paese. Quel compito compete a un’intera cultura, si dovrebbe dire che è la sua gloria o la sua umiliazione.