Racconti popolari di Santa Caterina Albanese
Raccolti, trascritti e tradotti in italiano da P. Vincenzo Malaj
Cartaceo
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Questa raccolta di narrativa orale calabro-arbëreshe, registrata alla fine degli anni ’60 del secolo passato da Vincenzo Malaj (1928-2000), rappresenta un importante segmento, rimasto sino ad oggi inedito, di una vasta e sistematica ricognizione
Questa raccolta di narrativa orale calabro-arbëreshe, registrata alla fine degli anni ’60 del secolo passato da Vincenzo Malaj (1928-2000), rappresenta un importante segmento, rimasto sino ad oggi inedito, di una vasta e sistematica ricognizione scientifica delle tradizioni popolari degli Albanesi d’Italia, promossa con grande lungimiranza nella seconda metà del XX secolo, con il sostegno del CNR, dall’Istituto di Lingua e letteratura albanese dell’Università di Roma, sotto la guida di Ernest Koliqi (1903-1975), prima, e di Giuseppe Gradilone e di Elio Miracco, poi.
Non è casuale se essa vede la luce dopo trent’anni nella nostra regione, una delle aree privilegiate di quella indagine sul campo, per iniziativa della sezione di Albanologia dell’Università della Calabria, fondata da Francesco Solano (1914-1999), punto di riferimento scientifico e culturale nel territorio calabrese e soggetto propulsore della ricerca scientifica per le comunità albanesi del Meridione, che si è venuta ad affiancare all’altro ‘baricentro’ scientifico rappresentato per le comunità arbëreshe del Mezzogiorno d’Italia sin dalla metà degli anni ’70 dall’Istituto di Albanese dell’Università di Palermo, sotto la direzione prima di Antonino Gazzetta e ora di Matteo Mandalà.
A spingere il Koliqi e i suoi collaboratori a occuparsi della novellistica arbëreshe e a promuovere, prevalentemente in area calabro-lucana, la raccolta di un così rilevante repertorio di testi orali albanesi in prosa , il corpus comprende i volumi di racconti popolari arbëreshë già editi e curati rispettivamente da Luca Perrone (1967), Giuseppe Graditone (1970), Martin Camaj (1972) ed Elio Miracco (1985), oltre ad alcune raccolte inedite come quelle di Vincenzo Malaj e di Luca Perrone , c’era la consapevolezza della straordinarietà rappresentata dall’evento arbëresh , una comunità minoritaria albanese presente in Occidente da oltre mezzo millennio! , nonché l’intendimento di evidenziare attraverso la narrativa orale una significativa peculiarità del patrimonio culturale di questa comunità, che presenta interessanti e originali elementi di contatto, da una parte con l’area balcanica di provenienza e, dall’altra, con l’area italiana di accoglienza.
Oggi, dopo che lo Stato italiano ha finalmente riconosciuto la minoranza italo-albanese, annoverandola tra le comunità linguistiche storiche soggette a tutela in base alla legge n. 482 del 15.12.1999, è venuto il momento di recuperare e di valorizzare, anche e soprattutto in ambito scolastico, una parte importante dell’originale patrimonio narrativo arbëresh rimasto ancora inedito.
Il materiale che qui vede la luce, grazie all’azione di sensibilizzazione e di ricerca promossa all’epoca dalla cattedra di Lingua e letteratura albanese dell’Università di Roma“La Sapienza” e all’interessamento odierno della cattedra di Lingua e letteratura albanese dell’Università della Calabria, è stato fortunatamente recuperato e sottratto all’oblio per merito di Anton Berisha, a cui il compianto padre Malaj è riuscito a consegnare a Tuzi, in Montenegro, poco prima della sua scomparsa, le sue raccolte inedite di narrativa orale arbëreshe, raccolte in Calabria negli anni ’60, pregandolo di farle un giorno pubblicare.
A tale impegno non ci siamo sottratti e oggi, con questa pubblicazione intendiamo onorare il ricordo e l’impegno di un grande intellettuale come Vincenzo Malaj, nella consapevolezza di rendere un importante servizio alla conoscenza della letteratura orale albanese e di offrire anche uno strumento didattico utile alla comunità interessata e alla scuola arbëreshe.
(Francesco Altimari, Università della Calabria)
Rassegna
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