Perché non ci indigniamo
Cartaceo
€15,20 €16,00
L’elezione a una carica pubblica di chi ha commesso un reato non è mai un buon segno per la democrazia. Eppure in Italia, più che in altri Paesi, succede spesso che un politico corrotto,
L’elezione a una carica pubblica di chi ha commesso un reato non è mai un buon segno per la democrazia. Eppure in Italia, più che in altri Paesi, succede spesso che un politico corrotto, un amministratore indagato o anche condannato venga eletto o peggio, rieletto a una carica importante. La sua condanna non desta indignazione unanime così come non destano indignazione tanti altri casi di comportamenti illeciti che infrangono attese diffuse. Di fronte a tali casi gli italiani si dividono, spesso con un tifo da stadio. Il libro discute le possibili cause di questa contrapposizione tra la decisione di un giudice, le aspettative consolidate di un comportamento rispettoso delle regole sociali e invece la noncuranza, se non il disaccordo, di molti cittadini. Un Paese da sempre diviso, poco attento all’interesse generale e un discorso pubblico che privilegia la rincorsa al mercato dell’audience favorendo lo scontro, la rissa e l’esaltazione dell’eroe negativo, sono indicate tra le possibili cause della mancanza di un’indicazione condivisa. Dopo i capitoli iniziali che fissano un possibile schema teorico, il testo si sofferma sulla discussione di tanti casi di attualità che confermano l’esistenza di quello che viene qui definito “comportamento schizofrenico” del pubblico di fronte ai casi di malaffare.
Indice
Introduzione
1 – Lo statuto epistemologico dell’indignazione
L’indignazione: emozione individuale?
L’emozione e il sociale: Émile Durkheim e Svend Ranulf
Di quale indignazione si sta parlando
2 – Un Paese che non s’indigna
Un Paese diviso
Politicizzazione della condanna e divisività della magistratura
L’Italia e la religione civile
Che ne pensano gli italiani
Divisività e sistema dei media
3 – Divisività antropologiche e politiche
Berlusconiani e antiberlusconiani
Una divisività antropologica
Il linguaggio della divisività polarizzata
Lettura politica della sentenza
4 – Un discorso pubblico privo di regole
L’insulto e la trasgressione che fanno spettacolo
L’antieroe e l’attenzione perversa
Simulacri di attenzione perversa
5 – Irrilevanza della condanna
Uno sguardo fuori dall’Italia: “Why voters do not
throw rascals out”
“A sua insaputa” e tanto altro ancora
Conclusioni
Riferimenti bibliografici
Rassegna
- Il Fatto Quotidiano 2024.06.06
Se non ci si indigna più la colpa è dei politici, delle tv e anche di B.
di Giandomenico Crapis