Ohi dottò
Cartaceo
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“Ohi dottò” è l’espressione che da più di trent’anni viene rivolta dai pazienti al loro medico di famiglia. Trent’anni di storie, di speranze, di paure, di conforto, di vagiti nuovi e di dolorosi addii.
“Ohi dottò” è l’espressione che da più di trent’anni viene rivolta dai pazienti al loro medico di famiglia. Trent’anni di storie, di speranze, di paure, di conforto, di vagiti nuovi e di dolorosi addii. Per fortuna, molte volte, è anche l’incipit di una confidenza leggera, di un pettegolezzo di colore, di situazioni eroico-comiche tipiche dell’antica cultura popolare calabrese. Anamnesi di comari pettegole, malapazienza, tentativi d’emigrazione, pellegrinaggi, visite mediche a marcia indietro, punture di zecche-Viagra. “Ohi dottò”, a volte, è l’espressione che un medico è costretto a rivolgere a un collega perché un giorno si scivola “dall’altra parte” e su una cartella clinica medico e paziente hanno lo stesso nome.
Rassegna
- Il Quotidiano della Calabria 2014.05.12
Perri: “La musica mi ha salvato la vita”
di Gianluca Veltri