Leonzio Pilato
Un nuovo avvincente romanzo dell'autore di Artemisia Sanchez
Cartaceo
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Nel dicembre del 1365, di ritorno dal suo ultimo viaggio da Costantinopoli a Venezia, il greco di Calabria Leonzio Pilato, distrutto nel fisico e stanco nella mente, punto nell’orgoglio, ripercorre, a ritroso, la sua
Nel dicembre del 1365, di ritorno dal suo ultimo viaggio da Costantinopoli a Venezia, il greco di Calabria Leonzio Pilato, distrutto nel fisico e stanco nella mente, punto nell’orgoglio, ripercorre, a ritroso, la sua intensa e tragica vita.
Il romanzo affonda il suo dire in quel periodo storico misterioso e sconosciuto che portò , da una parte, all’annientamento fisico, culturale e spirituale dei greci di Calabria da parte degli Angioini e, dall’altra, alla vendetta di quella cultura che, attraverso la penna di Leonzio, perpetuò se stessa dando all’Occidente le fonti dell’umanesimo: la traduzione, per la prima volta al mondo, dal greco in latino dell’Iliade e dell’Odissea.
In un crescendo di pathos in cui l’ardire del racconto diventa inno alla libera cultura,Leonzio canta il massacro della sua famiglia e la sua epica vendetta, i suoi amori, i suoi viaggi, le conoscenze degli uomini che mai potettero fare a meno di lui: Barlaam da Seminara, Roberto d’Angiò , Paolo da Perugia, Giovanni Boccaccio.
C’è l’ira di Achille nelle liti che lo contrapposero a Francesco Petrarca e che lo portarono a fuggire dall’Italia.
Leonzio Pilato, come dice Roberto Benigni, è uno straordinario uomo moderno che non conosce tempo perché, se pur condannato, per secoli, dalla cultura dominante al silenzio del tempo, sfora il tempo tanto da invogliare l’uomo dall’aguzzo ingegno a trarre sempre nuove conoscenze e nuovi saperi.