Le radici europee della crisi europea, le radici italiane della crisi italiana
Scelte sbagliate in Europa, scelte mancate in Italia
a cura di Mario Baldassarri
Cartaceo
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Questo terzo volume della Collana Centro Studi Economia Reale presenta una prima parte di Analisi e una seconda parte di Previsioni sull’economia mondiale, europea e italiana. La prima parte di Analisi è dedicata alle
Questo terzo volume della Collana Centro Studi Economia Reale presenta una prima parte di Analisi e una seconda parte di Previsioni sull’economia mondiale, europea e italiana. La prima parte di Analisi è dedicata alle Radici europee della crisi europea. Sulla base di analisi econometriche controfattuali per il periodo 2002-2014 si dimostra che la crisi della Zona euro è totalmente dovuta agli errori “endogeni europei” commessi con politiche monetarie (con conseguenti effetti sul cambio dell’euro) attuate dalla BCE di Jean-Claude Trichet e con politiche di bilancio pubblico indotte dal Trattato di Maastricht e dal Fiscal Compact che si sono mostrate, teoricamente poco fondate ed empiricamente causa, esse stesse, della grave crisi economica, sociale e finanziaria europea. Si passa poi alla ricerca delle Radici italiane della crisi italiana, ponendo a confronto i documenti ufficiali a partire dal Dpef del Governo Prodi/ Padoa-Schioppa del 7 Luglio 2006 fino all’ultima Nota di Aggiornamento Def del 27 settembre 2016 del Governo Renzi/Padoan. Da questa analisi risulta che “i numeri sono sempre gli stessi” e poiché i numeri parlano da soli c’è da chiedersi: “chi scrive il Def? E chi lo firma, lo legge? E chi lo scrive, lo rilegge?”. La parte di Previsioni riporta il quadro 2016-2020 per l’economia mondiale, europea ed italiana, che si è definito tra il dicembre 2015 e il giugno 2016. In questo quadro si vede che, per l’Italia, il 2015 segna l’anno di uscita dalla recessione ma si presenta un profilo di ripresa modesto e fragile. Pil e Disoccupazione tornerebbero ai livelli pre-crisi del 2007 attorno al 2027/2028. Quindi… se tutto va bene… sono rovinati (dai ventenni ai quarantenni). E allora, piuttosto “che dire”, il nodo politico è “che fare”?