La psicoanalisi tra scienze umane e neuroscienze

Storia, alleanze, conflitti

a cura di Rosario Conforti

Cartaceo
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Muovendo dalla ricerca pionieristica di Marco Levi Bianchini, tesa a identificare e articolare i rapporti epistemici tra le “scienze neurologiche” e la psichiatria da un lato, e la psicoanalisi dall’altro, e a sperimentare la

Muovendo dalla ricerca pionieristica di Marco Levi Bianchini, tesa a identificare e articolare i rapporti epistemici tra le “scienze neurologiche” e la psichiatria da un lato, e la psicoanalisi dall’altro, e a sperimentare la potenza euristica della dottrina freudiana in diversi ambiti disciplinari, molti dei contributi qui riuniti affrontano e chiariscono alcune nevralgiche quanto attuali questioni. Innanzitutto viene focalizzato il problematico “posizionarsi” della psicoanalisi nella rete delle interconnessioni e delle modellizzazioni dei saperi. Tesi diverse sono formulate, sostenute.
È denunciata la “illusoria convergenza”, l’impossibilità di un reale confronto tra il sapere psicoanalitico (saldato a una piattaforma narratologica, informato a un modello ermeneutico) e le neuroscienze; di contro è delineato, da altri saggi, il quadro epistemico in cui è possibile promuovere un dialogo o addirittura procedere a una “riannodatura” del legame tra queste discipline. In aperto disaccordo con la estremizzata tesi di una irriducibile subalternità al paradigma biologico (dalla quale discende come inevitabile conseguenza la dissoluzione dell’intera metapsicologia freudiana), di una salvaguardia e di un affinamento della psicoanalisi unicamente come procedura terapeutica, è dimostrata l’utilità per un verso di riattrezzare, potenziare il sapere psicoanalitico, per un altro di vagliare e precisare le strategie teoriche e i metodi di ricerca che si sono imposti in quell’area di “interfaccia” tra quest’ultimo e le neuroscienze, inaugurata e arricchita, nello scorcio del Novecento, da innumerevoli e importanti studi (da M. Solms, E.R. Kandel a J. Le Doux, R. Pally, etc.); lo stringersi di relazioni tra questi due domini scientifici consente, infatti, di individuare nuovi percorsi teorici, nuovi piani di indagine, di ottenere ragguardevoli risultati e soprattutto scambievoli benefici per le discipline coinvolte.
In altre sezioni del volume è ripreso e sviluppato, sia pure entro prospettive differenti, il tema centrale delle “interferenze”, degli intrecci tra la formazione discorsiva psicoanalitica e altri linguaggi (filosofico, antropologico, poetico, etc.). Vengono raffrontate, scandagliate le modalità fenomenologiche e quelle psicoanalitiche della costituzione del campo oggettuale della psicopatologia.
È tratteggiata la intricata storia di compenetrazioni e di ibridazioni, di egemonizzazioni e di annessioni, di delegittimazione e di ostilità che segnano i rapporti tra la psicoanalisi e l’antropologia, al fine di dare rilievo a quegli orientamenti teorici che invitano a ridisegnare sia l’oggetto psichico sia l’oggetto antropologico all’interno dello spazio relazionale di una “reciproca interpretazione.”
Sono evidenziati i possibili rinvii, le vicendevoli illuminazioni tra le forme della produzione artistica e le figurazioni dell’operare dell’inconscio, le forme costruttive del “testo analitico”, seguendo le direttrici della teoria freudiana e del pensiero psicoanalitico postfreudiano.