La politica moderna tra scetticismo e fede
a cura di Timothy Fuller
Cartaceo
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Questo libro è una testimonianza significativa dell’importanza che riveste la riflessione di Michael Oakeshott, certamente tra i più acuti e interessanti filosofi politici del Novecento. Qual è il senso dell’attività di governo nel mondo
Questo libro è una testimonianza significativa dell’importanza che riveste la riflessione di Michael Oakeshott, certamente tra i più acuti e interessanti filosofi politici del Novecento. Qual è il senso dell’attività di governo nel mondo moderno? Oakeshott ne coglie la contraddittorietà dipendente da un vocabolario ambiguo, che rivela l’esistenza di due modi fondamentalmente opposti di concepire la politica e che si servono però degli stessi termini: per alcuni, una politica fondata sulla fede, per altri, una politica essenzialmente scettica. In tal modo, egli offre una griglia ermeneutica di prim’ordine per spiegare la storia politica moderna fino all’epoca dei totalitarismi. Per fede non va però intesa una prospettiva di tipo religioso, quanto, invece, l’idea di un millenarismo secolare, che da Bacone in poi immagina di poter costruire un mondo perfetto privo di conflitti, pacificato attraverso il controllo minuzioso e capillare delle attività e perfino delle vite dei singoli; lo scetticismo è invece l’idea (verso cui Oakeshott propende) per cui il governo non ha uno ‘scopo’ unico e assorbente, ma – pur essendo pragmaticamente teso ad una mediazione dialettica con il suo opposto – preferisce lasciare che la società civile possa dispiegare al meglio le sue multiformi possibilità. Anche per questo la filosofia di Oakeshott, rientri o meno nella tradizione liberale, è comunque, certamente, una filosofia della libertà.
Rassegna
- Le Cronache del Garantista 2015.01.30
Lo scetticismo della libertà, la lezione di Oakeshott - Il Sussidiario 2014.01.14
Alla politica fa meglio la fede o lo scetticismo?
di Luca Gino Castellin - Domenica (Il Sole 24 0re) 2013.12.16
Michael Oakeshott. Il governo tra due fuochi
di Alberto Mingardi - Italia Oggi 2013.12.13
Con la Leopolda, che sembra il titolo d’uno di quei filmacci porno soft che piacevano a Walter Veltroni, Renzi ha sconfitto il postcomunismo
di Diego Gabutti