La libertà di stampa è tutto
Mario Borsa, cinquant'anni di giornalismo democratico
Prefazione di Ferdinando Borsa e Cosimo Ceccuti
Cartaceo
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Mario Borsa è stato scrittore, saggista e pubblicista di indiscussa capacità tecnica e stilistica. Per oltre venticinque anni fu un esponente di riferimento del «Secolo» di Milano, il principale quotidiano della democrazia italiana. Uomo
Mario Borsa è stato scrittore, saggista e pubblicista di indiscussa capacità tecnica e stilistica. Per oltre venticinque anni fu un esponente di riferimento del «Secolo» di Milano, il principale quotidiano della democrazia italiana. Uomo dalla tempra ancora risorgimentale ebbe idee liberaldemocratiche: fu antimperialista, anti-triplicista e tra gli artefici dell’intervento nella Grande guerra. Nel primo dopoguerra, subendo «Il Secolo» la lenta penetrazione delle forze capitalistiche e l’inesorabile fascistizzazione, Borsa venne esautorato e fu costretto a dimettersi, ma poté testimoniare i momenti cruciali dell’instaurazione della dittatura attraverso le colonne del «Times» di Londra, di cui divenne corrispondente da Milano. Antifascista della prima ora, collaborò alle maggiori iniziative dell’opposizione legalitaria e clandestina. Strenuo assertore dell’indipendenza professionale, ispirò l’ultimo congresso libero della Federazione Nazionale della Stampa Italiana e nel 1924 pubblicò Libertà di Stampa, pamphlet storico-politico contrario all’abolizione della libertà di espressione. Sorvegliato, diffidato, incarcerato: rappresentò una spina nel fianco del Regime tanto da essere internato nel 1940 per le sue idee che lo rendevano un “Italiano pericoloso”. All’indomani della Liberazione, il prestigio e l’integrità mostrati nel corso della lunga carriera, ne fecero il candidato ideale alla direzione del «Corriere della Sera». La sua condizione del quotidiano di Via Solferino si distinse per i toni pacati, la sostanza progressista e la fiera fede repubblicana, orientamenti che furono determinanti per il risultato referendario del 2 giugno 1946, ma che il direttore pagò personalmente, con la ferma coerenza di sempre. Questo volume si occupa di un protagonista del ’900 e attraverso di lui ripercorre le sfide e le delusioni del giornalismo democratico in momenti in cui i professionisti della carta stampata non furono semplici osservatori, bensì costruttori di storia politica e sociale. Il testo ha ricevuto il premio Fondazione Spadolini-Nuova Antologia.
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