L’Italia dimenticata
Dalla brutte époque all'Agenda Monti
Cartaceo
€11,40 €12,00
Un debito pubblico di 2 mila miliardi di euro. Una disoccupazione giovanile ai massimi
storici. Un’etica pubblica, un senso dello Stato e un senso civico ai minimi storici. Un
Mezzogiorno abbandonato al suo destino.
Un debito pubblico di 2 mila miliardi di euro. Una disoccupazione giovanile ai massimi
storici. Un’etica pubblica, un senso dello Stato e un senso civico ai minimi storici. Un
Mezzogiorno abbandonato al suo destino. Un’enorme evasione fiscale. Un ventennio con
la crescita media del PIL vicina allo zero. Il livello dei consumi fermo al 1997. Il dilagare
dell’antipolitica e del neopopulismo. Sono questi i cardini dell’eredità che ci ha lasciato la
brutte epoque, racchiusa negli anni fra il 1994 e il 2011.
Tutto questo è avvenuto perché le classi politiche (e buona parte delle classi dirigenti),
negli anni della brutte epoque hanno «dimenticato l’Italia», e i suoi veri problemi. La
«rivoluzione liberale» promessa si è invece rivelata una pericolosa miscela esplosiva
di vacua demagogia, deteriore populismo, negazione della realtà dei problemi, e
corporativismo accattone.
Se tante sono le responsabilità della destra, pure la sinistra spesso è stata obnubilata
anche da un antiberlusconismo di comodo che, accanto a una certa dispersione di forze
e demagogia, ne ha offuscato la capacità di governare o di essere una seria opposizione.
Sulla base di questa impostazione, Luigi Tivelli, che ha potuto man mano osservare «accanto
alla stanza dei bottoni» il degrado progressivo dei governi e la progressiva impotenza dei
Parlamenti, ripercorre, tramite capitoli basati su una scrittura insieme plastica e divulgativa
(e alternando diagnosi e proposte innovative), le tante «dimenticanze», in materia politica,
economica e sociale, che hanno lasciato un’eredità quasi disastrosa al Governo Monti.
Non si tratta però di un libro di impronta «disfattista», in quanto l’autore evidenzia anche
le leve e le risorse su cui può poggiare il passaggio dalla «brutte epoque» ad una «nouvelle
epoque», fondata su un rinnovato senso civico e una seria etica pubblica, su nuove classi
politiche e su rinnovate classi dirigenti, sulla valorizzazione del merito e del talento e
su una nuova politica economica e sociale capace di restituire un futuro ai giovani e un
ancoraggio solido dell’Italia all’Europa.
Il libro si chiude con una attenta analisi e un bilancio critico dell’attività del Governo
Monti. Pur senza omettere alcuni limiti ed errori dell’Esecutivo tecnico, l’Autore coglie
la chance offerta dal Governo, e soprattutto dal Premier, come apripista di una nouvelle
epoque per lo Stato, la politica, l’economia, e, finalmente, per i cittadini, grazie anche alla
mobilitazione dell’elettorato attorno ai temi dell’Agenda Monti.