Il processo contro l’intendente de Mattheis
Tra sovrani cospiratori e ministri
Cartaceo
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Introduzione di Alberto Scerbo
Il 24 marzo 1823 si concluse a Catanzaro il processo contro alcuni cospiratori accusati di appartenere alla setta dei Cavalieri Europei Riformati. Tre furono le condanne a morte, eseguite il giorno
Introduzione di Alberto Scerbo
Il 24 marzo 1823 si concluse a Catanzaro il processo contro alcuni cospiratori accusati di appartenere alla setta dei Cavalieri Europei Riformati. Tre furono le condanne a morte, eseguite il giorno successivo. Immediatamente ci furono indagini e, successivamente, si istruì un processo contro l’intendente di Cosenza, Francesco Nicola de Mattheis, accusato di reati gravissimi: calunnia alle popolazioni delle Calabrie, istruzione di false testimonianze e false scritture, falsità nell’esercizio delle proprie funzioni, abuso di autorità e sevizie. Il processo iniziò , innanzi alla Suprema Corte di Giustizia di Napoli, il 15 gennaio 1830 e terminò il successivo 15 luglio. Oltre a un efficace apparato di controllo ecclesiastico ed a un farraginoso apparato di polizia pervasivo e invasivo, spesso inefficace e inattendibile, a un apparato giudiziario, efficiente in pochi momenti e poco affidabile per molti aspetti, a istruttorie condotte con metodi illegali, emerse, soprattutto, il protagonista della vicenda, l’intendente de Mattheis, caparbio, dispotico, moralmente disinvolto, ma onesto servitore dello Stato. Appare verosimile l’ipotesi di un uomo ambizioso, ideatore e abile protagonista di un progetto, una brillante carriera nell’apparato statale, attraverso la creazione di una credibile istruttoria, ma anche quella di un de Mattheis, affetto da sifilide, che a livello cerebrale produceva «tristi manifestazioni morbose». Si possono in tal modo comprendere psicosi, deliri, allucinazioni, comportamenti violenti, sevizie e tormenti su ecclesiastici, uomini innocenti, rei.