I monaci di clausura
La vita quotidiana dei monaci di clausura, pur diversa da un Ordine religioso all’altro per la specificità delle “consuetudini” che ne regolano l’osservanza, presenta dei tratti comuni che costituiscono il chiaro indizio di un’analoga
La vita quotidiana dei monaci di clausura, pur diversa da un Ordine religioso all’altro per la specificità delle “consuetudini” che ne regolano l’osservanza, presenta dei tratti comuni che costituiscono il chiaro indizio di un’analoga vocazione. Il tempo dei monasteri, ad esempio, è da sempre, per tutti i monaci, un tempo lento, estraneo alla fretta dell’affaccendarsi quotidiano degli uomini che vivono nel mondo, scandito da ritmi che si susseguono con poche variazioni sin dai secoli del Medioevo. Parallelamente, gli spazi, al di là delle differenze di organizzazione architettonica esistenti tra un Ordine e l’altro, si pongono come delle autentiche città monastiche, consacrate al vigile esercizio della preghiera. Della vita dei monaci sono parte integrante le “regole” a cui essi si sottopongono, senza per questo avvertirle come una “gabbia d’acciaio” che li costringerebbe a una serie ininterrotta di privazioni e rinunce.
Il rapporto parco e misurato con il cibo, le lunghe veglie, il mancato possesso di beni materiali, gli orari precisi da rispettare, tutto ciò che – con una sola parola – viene definito “ascesi”, deve essere collocato all’interno di una dimensione alla quale è essenziale la gioia, il contatto più pieno con l’Altro che conferisce senso all’intera esistenza.