I giardini dei Minimi di S. Francesco di Paola
La fortuna europea dalla Calabria a Roma, in Francia
Cartaceo
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Il convento fondato a Paola da S. Francesco a partire dal 1435 rappresenta un modello straordinario nello sviluppo del concetto e della composizione del giardino in età moderna. Posto in una splendida posizione, tra
Il convento fondato a Paola da S. Francesco a partire dal 1435 rappresenta un modello straordinario nello sviluppo del concetto e della composizione del giardino in età moderna. Posto in una splendida posizione, tra il mare e suggestive montagne, in prossimità della città, dominante il fiume Isca, sintetizza tutti i caratteri di un nuovo paradiso, in vista e parte integrante del paesaggio, con la successione delle coltivazioni di vigne-orti-fruttetigiardini sui terrazzamenti, articolati seguendo le caratteristiche del terreno. Bellezza e utilità sono le due categorie qualificanti gli spazi verdi messi a coltura, funzionali alla meditazione e alla preghiera, osservando i quattro elementi della natura dominati dal santo nell’atto di fondazione (l’acqua del fiume, l’aria eccellente del luogo, la terra delle rocce spesso pericolanti, il fuoco necessario alla produzione della calce e al sostentamento degli operai, soggetti che ritornano nelle pitture del chiostro), ma anche base dell’alimentazione – davvero moderna e salutare – del nuovo ordine dei Minimi e delle cure che il santo – e poi i confratelli – sono in grado di assicurare ai bisognosi. Il lavoro dell’uomo, che plasma le caratteristiche naturali per consentire un armonioso insediamento, è quindi uno strumento di crescita e di salvazione, soprattutto se, come raccomanda il santo ai devoti che accorrono da lui per aiuto, è accompagnato dalla fede e da una vita onesta. Il valore sociale e spirituale di questi insegnamenti trova un largo seguito popolare e ben presto anche nei ceti aristocratici, estendendosi alla corte napoletana e a quella pontificia. Il nuovo rapporto tra giardini e paesaggio è sviluppato in varie forme negli altri conventi calabresi e in quello di Milazzo, fondati dal santo e dai confratelli successori, come attestano anche i documenti cinque-secenteschi; è riproposto a S. Luigi di Palazzo, il convento napoletano voluto dal re Ferrante, e compiuto a Roma sul Pincio, nel complesso della SS. Trinità dei Monti, seguito nella stessa città dagli altri conventi dello stesso ordine. La conoscenza dei principi e delle opere del Paolano si diffonde nell’ambito umanistico e politico fiorentino, soprattutto nelle opere di Marsilio Ficino, e in Francia, dove il re Luigi XI ottiene dal papa Sisto IV l’arrivo di S. Francesco nel 1483. Oltre a confortare il re, il Paolano è un esempio caro al figlio giovinetto, il futuro re Carlo VIII, che nella successiva discesa in Italia ammira moltissimo i giardini del regno di Napoli e porta con sé in Francia il sacerdote giardiniere Pacello da Mercogliano, oltre ad altri artisti italiani. è quest’ultimo che trasforma i giardini dei castelli reali francesi e in parte anche cardinalizi in composizioni ispirate al modello paolano, con compartimenti di fiori, frutteti e boschi su terrazzamenti armoniosamente inseriti nel paesaggio. Le novità di questi originali “giardini all’italiana” sono oggetto di attenti rilievi e analisi da parte dei maestri dell’arte dei giardini francesi, a partire dall’insigne Jacques Ier Androuet Du Cerceau. Il fascino romantico dei giardini del Paolano, soprattutto nel territorio calabrese, suscita grande interesse nei viaggiatori del XVII e XVIII secolo, che osservano i contesti pittoreschi qualificati da soluzioni “paesistiche” in largo anticipo sulle progettazioni dei grandi parchi europei.